RELAZIONE TRA SCUOLA E FAMIGLIA OGGI DA  CAMPO MINATO A TERRRENO FERTILE PER INTRECCIARE UNA RETE EDUCATIVA

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Scuola e famiglia, due importantissimi agenti educativi e di crescita mal si riconoscono e a volte, irrazionalmente, sembrano in conflitto fra loro. Il crescere costituisce un processo così complesso che il bambino/ragazzo ha bisogno di una rete educativa che lo segua e lo sostenga in questo difficile percorso, e che sia soprattutto disposta a cooperare, a lavorare in maniera comune e sinergica per lo stesso obiettivo. 

I rapporti tra scuola, territorio e famiglie sono forse tra le criticità principali del mondo della scuola. Sempre più spesso assistiamo ad atteggiamenti che vedono docenti e genitori su fronti contrapposti, con inevitabili ripercussioni sulla credibilità del messaggio educativo che scuola e famiglia dovrebbero fornire.Siamo certi che i decreti delegati e il grande spazio concesso alle componenti genitori/alunni abbiano prodotto il risultato sperato in termini di democrazia e miglioramento dei rapporti fra le componenti? Il grave danno, a mio avviso, è la prevaricazione dei ruoli in quanto molti genitori ergendosi a paladini dei figli ritengono anche di poterli giudicare in termini di profitto. La valutazione compete solo agli insegnanti e sono solo loro ad avere il diritto di parola e di decisioni sulla vita della scuola. In classe non ci sono i genitori, ci sono solo gli insegnanti! I genitori devono pensare ad educare i propri figli, a dare gli esempi e modelli positivi a rispettare le regole civiche e basta devono fermarsi lì e non andare oltre. Gli insegnanti, invece, devono pensare a forgiare e formare gli alunni a loro affidati, senza il fiato sul collo dei genitori. I docenti devono sentirsi liberi ed autonomi di esprimere le loro valutazioni e se un alunno non ha raggiunto gli obiettivi o ha preso un voto negativo nella prova scritta o nell’interrogazione orale devono accettarlo chinando il capo senza proferire alcuna parola ingiuriosa e aggressiva nei riguardi dei docenti. 

 

Differentemente non è democrazia, ma pura anarchia. Grosse responsabilità sono da attribuire alla Legge 107/2015 che ha permesso, avallato ed esasperato questo fenomeno di prevaricazione nella scuola. I genitori non devono assolutamente “pretendere” i voti alti e promozioni obbligatorie: devono imparare a dialogare con i docenti ed essere responsabili, umili ed accettare i limiti dei propri figli.Se da un lato emergono questi aspetti di criticità, dall’altro aumentano le iniziative che intendono promuovere un modello positivo e collaborativo di buone relazioni tra scuola e territorio.In tempi in cui il patto educativo tra scuola e famiglia è diventato una emergenza poiché  rischia di apparire sempre più compromesso, ci sono buone prassi di collaborazione tra scuola e territorio che appaiono significative e incoraggianti, ma troppo poche; in uno scenario quotidiano dove assistiamo a continue sopraffazioni e ingerenze di fantomatici genitori i quali, pur di non ammettere le loro irresponsabilità e fragilità date da una educazione “fatiscente” e non presenti nella cura e nella crescita del proprio figlio, delegano un loro compito ed solo il loro , e di nessun altro, alle agenzie educative.

Un’ altra problematica che investe il rapporto tra scuola e famiglia è l’impressionante utilizzo scriteriato dei social, i quali creano equivoci continui, ogni banalità viene ingigantita e storpiata  o coalizzarsi contro qualcuno che può essere di volta in volta l’insegnante o il compagno. “Ogni bruscolo diventa un travo”, e ancora più  “sconcertanti le comparazioni dei voti tramite il gruppo whatsapp dei genitori”  o davanti ai cancelli della scuola.  Invito tutti ad una sana riflessione! In presenza di invadenze di campo da parte dei genitori, il dirigente scolastico prioritariamente deve saper ricondurre i genitori agli ambiti di loro competenza, e verificare al tempo stesso se da parte dei docenti siano stati rispettati i criteri di valutazione deliberati dal collegio docenti. La scuola deve chiarire con fermezza il ruolo dei genitori, evidenziando l’inopportuna ingerenza nella didattica e nella valutazione, che rimane esclusiva prerogativa dei docenti a livello individuale e/o collegiale. D’altra parte si deve dare la necessaria pubblicità ai criteri e alle metodologie di valutazione, attraverso la carta di identità dell’istituzione scolastica il PTOF .

Molti genitori non si rendono conto del rischio che corrono in sede penale nello scrivere e condividere valutazioni o affermazioni sull’operato dei docenti. Su questo tema dovrebbe essere fatta molta informazione. Tuttavia l’interfaccia fra scuola e genitori è una prerogativa del dirigente scolastico. Pertanto, in caso di sospetto da parte dei docenti di iniziative di questa natura, essi devono tempestivamente avvisare il dirigente, il quale, se necessario dovrà segnalare eventuali azioni diffamatorie o presunte tali alla polizia postale per le indagini, o alla procura della repubblica nel caso venga in possesso di prove certe. Il Dirigente Scolastico è garante della scuola e del suo buon funzionamento.Sono molto di moda i genitori avvocati e sindacalisti dei figli, troppo protettivi il che rivela indubbiamente l’esistenza di un problema etico, di educazione e di maturità. Molti non sanno il danno che recano ai figli facendoli diventare “Peter Pan” incapaci di saper gestire e risolvere il più semplice dei problemi. Compito precipuo della scuola è quello di promuovere e incoraggiare un’alleanza virtuosa tra scuola e famiglia.

Ritengo che le azioni virtuose abbiano una maggior valenza dove c’è condivisione tra docenti dirigenti e genitori anche perché nella scuola del XXI secolo il bisogno di creare percorsi condivisi è divenuto sempre più urgente.Tutto ciò sembra essere difficoltoso soprattutto quando all’interno delle scuole non si parla lo stesso linguaggio e quando la comunicazione istituzionale è carente. Questo comporta che lo spazio concesso ai genitori non trova sempre un percorso comune fra le componenti sia in termini di condivisione che di crescita formativa. Il più delle volte molti di essi producono solo essere disfattismo, giustificando il proprio figlio e non riuscendo a dialogare in maniera assertiva. Da docente con 27 anni di servizio, ho attraversato tante “primavere” di generazioni, questo è il momento peggiore perché il rapporto fra le componenti essenziali dell’Istituzione “Scuola” sta diventando sempre più carente! 

Penso sia necessaria una rete educativa che sappia costruire una proficua collaborazione tra scuola e comunità locale, dimostrando che è possibile promuovere progetti virtuosi in grado di incrementare e promuovere il benessere personale e sociale di un’intera comunità. Nel contesto di grande cambiamento sociale che stiamo attraversando è fondamentale che scuola e famiglie trovino strade comuni da percorrere insieme nell’interesse dei bambini, perché “educare è troppo difficile, è un compito che non sopporta più la solitudine” (P. Milani): un proverbio africano dice, non a caso, “per educare un bambino ci vuole un intero villaggio”. Costruire alleanze rappresenta per la scuola e la famiglia un percorso non semplice, ma prezioso per rafforzare l'efficacia del proprio agire educativo. La crescente fragilizzazione delle relazioni familiari e sociali interpella l'istituzione educativa e scolastica a riflettere sul proprio ruolo professionale nei rapporti con allievi, genitori e istituzioni del territorio e a proporre progetti di cambiamento profondi. 

Un pensiero che sposo e condivido fermamente è quello del Professore Galimberti, il quale afferma:

“Quando i bambini vanno a scuola sviluppano nuovi binari di affettività, soprattutto quello bambino-maestra”. Altro che aggredire gli insegnanti con pugni e calci, magari davanti a loro. “Se i genitori parlano male delle maestre devono sapere che stanno violentando la sfera dell’affettività del bambino. Una delle prime manifestazioni della schizofrenia, che notiamo alla fine dell’adolescenza, è la scissione dell’affettività. Non diventano tutti schizofrenici ma certo questa cosa non contribuisce alla sfera armonica dell’affettività. Se uno parla male dell’altro, poi il bambino non ci si fida di nessuno, ma poi non ci meravigliamo che da più grandi combina dei guai e lo troviamo a lanciare sassi dai cavalcavia o a fare il bullo. I genitori devono mettersi in testa che devono difendere le maestre, sempre…. E aggiungerei insegnargli il senso dell’impegno e del sacrificio per raggiungere gli obiettivi, questo è possibile solo con lo studio!

 È proprio per questo motivo, forse bisogna, porre l’accento al rilancio del Patto di corresponsabilità educativa, alla riforma della rappresentanza, alla costruzione di percorsi di sempre maggiore partecipazione alla vita scolastica educando e formando i genitori e docenti che non sanno approcciarsi e dialogare con loro assecondandoli. Tutto nell’ottica della collaborazione è  condivisione. In che modo? Le principali novità riguardano l’estensione del Patto di Corresponsabilità anche alla scuola primaria. Si avverte l’esigenza di tempi più certi consci che è urgente riprendere la parola, il che vuol dire anche difendere la pratica della democrazia nella scuola; se crediamo che la scuola pubblica non sia appendice delle famiglie, ma spazio “open” oggettivamente inclusivo in cui si incontrano alla pari ragazzi di diverse condizioni sociali e culturali, sani e disabili, italiani e stranieri, cattolici e musulmani, capaci e meno capaci. In questo scenario diventa fondamentale anche da parte dei docenti riappropriarsi del proprio ruolo con fermezza, autorevolezza e professionalità “non facendo gli amici dei genitori a scuola” ma educatori, comunicatori competenti. Ogni tanto, bisognerebbe rileggere Kant e il suo “Tatto pedagogico”.

Rosanna Gangi, docente,Ha lavorato presso gli Enti Locali, Lavora presso il MIUR dal 1993. Laurea In Scienze della Comunicazione presso’Università di Messina, Laurea Specialistica in scienze pedagogiche presso l’Università Tor Vergata di Roma, Master in Legislazione scolastica e management della negoziazione, docente specializzata per alunni disabili, specializzazione biennale per soggetti con disturbidell’apprendimento. Docente tutoe coordinatore presso Università di Enna. Ha conseguito diversi Master di I e II livello tra cui “ La Dirigenza scolastica nella scuola dell’autonomia”. Ha operato dal 1996 all’interno delle Istituzioni scolastiche come responsabile di progetti sulla conoscenza del territorio. Con diverse pubblicazioni scolastiche e multimediali. Esperta esterna MIUR PON FSE . Formatore MIUR nel Piano Formazione Docenti. Ha svolto diversi incarichi con gli enti pubblici tra cui Esperto esterno Nucleo di Valutazione. Elaborazione e coordinamento del progetto “Vivere Priolo” dal 2003 al 2007. Ha svolto diverse Funzioni strumentali dal Coordinamento del PTOF alla Valutazione , sostegno agli alunni, Fondi strutturali Europei e Indire e Invalsi. Referente di Plesso.Insegna al II Istituto Comprensivo “A. Manzoni ” di Priolo Gargallo dal 1998.Ha curato e scritto la pubblicazione “Priolo tra bellezza e cultura” anno 2012. 

 

 

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