“Scuola come seconda famiglia e famiglia come prima scuola”

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La “Scuola” e la “Famiglia” sono due fattori fondamentali che incidono sulla crescita, non solo cognitiva ma, anche, affettiva ed emozionale, dei bambini, prima, e degli adolescenti, in seguito, per questo motivo, devono essere intesi come due pilastri indispensabili per la formazione dei cittadini del futuro.

La collaborazione tra di essi diventa indispensabile, non solo per il raggiungimento del successo formativo ma, soprattutto, per la crescita individuale della persona.In particolar modo negli ultimi decenni, i rapporti tra scuola e famiglia, hanno subito inevitabili trasformazioni, soprattutto favorite dalle inarrestabili trasformazioni sociali, che non devono e non possono essere ignorate. Il susseguirsi di riforme scolastiche ha sottolineato come sia fondamentale lo sviluppo della personalità degli studenti per il potenziamento delle capacità di apprendimento. Ovviamente, l’interazione tra due sistemi così diversi, anche se complementari, risulta alquanto complessa.La scuola ha il compito, a volte oneroso, di sollecitare la partecipazione delle famiglie nel processo di educazione, d’altro canto, la famiglia deve vivere questa partecipazione come un’opportunità di condivisione, non solo delle esperienze ma, anche delle aspettative e dei traguardi da raggiungere. Per prima cosa è da tenere presente che gli obiettivi educativi dei due sistemi sono diversi ma non contrastanti.Ognuno dei due affonda le radici in un passato più o meno remoto e presenta difficoltà nell’accettare cambiamenti. A volte ci si trova davanti ad un atteggiamento eccessivamente “intrusivo” da parte dei genitori, che i docenti possono interpretare come indice di sfiducia nell’istituzione scolastica. E’ tuttavia da considerare il fatto che il concetto di famiglia è in continua evoluzione: negli ultimi decenni si è passati da una forma di famiglia patriarcale ad una sempre più evidente realtà di “famiglia aperta”.

La scuola non può ignorare questa trasformazione sociale e deve preoccuparsi di integrare questa nuova realtà con nuove proposte metodologiche. La Legge 53 del 2003 impone alla scuola di convertire il suo asse culturale: non più la stessa formazione per tutti, in modo indistinto, ma una formazione che deve modellarsi su ogni singolo studente. Per questo diventa necessario, non solo, un continuo aggiornamento della formazione da parte dei docenti ma, soprattutto, una continua interazione collaborativa con le famiglie.Le famiglie, spesso, manifestano concrete aspettative nei confronti della scuola ma capita che, a volte, il punto di vista dei docenti non combaci con il punto di vista della famiglia e, di conseguenza, si creino inevitabili difficoltà di collaborazione. In questo caso, l’insegnante, non deve dimenticare che, affinché uno studente possa veramente essere compreso nella globalità del suo modo di essere è indispensabile il confronto con il suo mondo al di fuori delle mura scolastiche.

E’ proprio in questo confronto che si possono delineare le aspettative reciproche, per la progettazione di un cammino che deve portare il discente all’autonomia di pensiero e di azione, una volta diventato adulto. Per questo motivo, i genitori, sono chiamati anche a presentare proposte educative di vario genere e proprio in quest’ottica, è stato emanato il DPR 235 del 21 novembre 2007, che introduce il “Patto di corresponsabilità” tra scuola e famiglia.Il Patto di corresponsabilità è una raccolta di “regole”, che includono anche i criteri di valutazione e che devono essere accettate da docenti, studenti e famiglie. Il modello base del documento è fornito direttamente dal MIUR ma ogni istituzione scolastica ha il dovere di “personalizzarlo”, in modo da adeguarlo meglio alla propria utenza. E’ proprio alla firma del Patto che i genitori dimostrano la loro speranza in quella istituzione scolastica, a cui affidano i propri figli ed il dovere della scuola è di non tradire mai questa fiducia.Ogni incomprensione può essere superata se non ci si chiude nelle proprie convinzioni ma ci si apre verso una critica costruttiva che non ha altro scopo se non quello di migliorare reciprocamente.

Emanuela Rosina nasce a Milano, nel 1961, si laurea in Lettere Moderna all’Università degli Studi di Milano. In seguito consegue i seguenti Master “Didattica della Lingua italiane”, “Storia del Novecento”, presso l’Università di Tor Vergata a Roma, “Esperto in didattica assistita dalle nuove tecnologie”. “Tecnologie della Didattica” e “Digital strytelling” al Politecnico di Milano. Ha diversi tipi di esperienza di insegnamento: negli anni si trova ad insegnare: religione, sostegno e lettere alla scuola secondaria di primo grado. Attualmente è Docente di Ruolo di Letteratura e Storia all’ITAG “Italo Calvino” di Noverasco di Opera, in provincia di Milano. E’ appassionata di Filosofia Antica

 




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