I colloqui Scuola-famiglia: un dialogo possibile con i genitori?

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I rapporti dei genitori con la scuola sono costituiti  da incontri in assemblea con gli altri genitori e da incontri individuali con i docenti. I primi consentono di cogliere anche il punto di vista degli altri genitori, i secondi, invece, possono essere l’occasione per riflettere meglio sull’impegno e sulle responsabilità di ciascun genitore verso il proprio figlio. 

E’ ormai noto a tutti che da alcuni anni i secondi vanno diminuendo gradualmente nei vari passaggi tra ordini di scuola, soprattutto nella scuola secondaria superiore di secondo grado dove i colloqui vanno man mano diminuendo con l’aumento dell’età degli alunni. Proprio nel periodo dell’adolescenza dei ragazzi, il genitore, talvolta sottovalutando l’efficacia di un rapporto personale con i docenti, ritiene superata la necessità di un rapporto con la scuola.Se, da una parte, è giusto un rispetto discreto dell’autonomia dei propri figli e una valorizzazione delle loro scelte e assunzioni di responsabilità, dall’altra è opportuna una conoscenza diretta, tramite la scuola, delle loro problematiche e delle difficoltà che possono incontrare. 

Se il rapporto con la scuola è discreto, il figlio può ricavarne fiducia e sicurezza perché si sente seguito e considerato.In particolare lo svolgimento dei colloqui con gli insegnanti è molto articolato nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado in cui, oltre agli incontri settimanali con gli insegnanti (l’”ora di ricevimento” antimeridiana), vengono organizzati dalla scuola incontri allargati in cui in un pomeriggio o due le famiglie possono parlare con tutti i docenti, in occasione della consegna di pagellini o delle schede di valutazione.L’art. 30 della Costituzione afferma che E’dovere e diritto dei genitori, mantenere, istruire ed educare i figli. Rientra nei compiti della scuola (e quindi dei docenti) instaurare un rapporto stretto e collaborativo con i genitori dei propri allievi, dal quale  né la scuola né i docenti possono prescindere. Se dunque da un lato è un dovere/diritto del genitore informarsi sull’andamento dei figli, dall’altro ogni docente ha l’obbligo di dare un’adeguata informazione alle famiglie sull’andamento scolastico dei figli.

L’art. 29, comma 2 del CCNL/2007 prescrive: Tra gli adempimenti individuali dovuti [per i quali non è dunque previsto alcun compenso] rientrano le attività relative:

  1. a) alla preparazione delle lezioni e delle esercitazioni;
  2. b) alla correzione degli elaborati;
  3. c) ai rapporti individuali con le famiglie.

Circa le modalità organizzative dei rapporti con le famiglie, il comma 4 dell’art. 29 prescrive:

Per assicurare un rapporto efficace con le famiglie e gli studenti, in relazione alle diverse modalità organizzative del servizio, il consiglio d’istituto sulla base delle proposte del collegio docenti definisce le modalità e i criteri per lo svolgimento dei rapporti con le famiglie e gli studenti, assicurando la concreta accessibilità al servizio, pur compatibilmente con le esigenze di funzionamento dell’istituto e prevedendo idonei strumenti di comunicazione tra istituto e famiglie.Insegnanti e genitori perseguono il medesimo fine: curare lo sviluppo intellettuale, morale e sociale delle giovani generazioni. Ebbene, malgrado il rapporto insegnanti e genitori non sia strutturalmente caratterizzato a priori da finalità divergenti, nella pratica esso può diventare un terreno cosparso di insidiose trappole sul piano comunicativo.Secondo la Prof.ssa Vittoria Cesari Lusso, già professore associato all’Università di Neuchâtel edocente all’Università della Svizzera italiana, formatrice nel campo delle relazioni interpersonali e autrice di numerose pubblicazioni, tre sono i  fattori che concorrono a determinare tali insidie:

  • • La scomparsa generalizzata dell’asimmetria nel livello di istruzione tra docenti e genitori. Ai tempi in cui le nostre società erano caratterizzate da un basso tasso di scolarizzazione, il maestro e la maestra entravano facilmente a far parte (con il farmacista, il dottore e l’avvocato) delle élites intellettuali del luogo, rispettate e ossequiate a priori. Il loro giudizio e il loro operato venivano accettati senza discutere.

Oggigiorno, buona parte dei genitori ha un livello accademico uguale, se non superiore, a quello degli insegnanti dei propri figli. I genitori moderni si permettono quindi di discutere da pari a pari sui mezzi messi in campo dalla scuola per “fare il bene degli allievi”. Non esitano a criticare l’operato del docente allorché ritengono (a torto o a ragione) che questo mostri insoddisfacenti capacità nel motivare, entusiasmare, stimolare le giovani generazioni. 

In sostanza, la fiducia che oggi i genitori accordano al corpo docente non rappresenta una delega in bianco, bensì è condizionata dai meriti o demeriti che man mano vengono attribuiti ai singoli professionisti della scuola.

  • • Lo status privilegiato di “merce rara” e di designata fonte di gratificazione narcisistica che assumono i bambini in ambito familiare. Quando i cuccioli arrivavano numerosi e non pianificati i genitori avevano la tendenza ad accettare più di buon grado l’inevitabile scarto tra figlio ideale e figlio reale. Oggi papà e mamma fanno invece gravare sulle spalle dei figli enormi aspettative. L’eventuale insuccesso scolastico della prole provoca perciò ondate di delusioni timori e arrabbiature, mettendo spesso ulteriormente in crisi sistemi familiari sempre più complessi, fragili e poco adeguati a fornire stabilità e sicurezza.
  • • La carenza di competenze relazionali. Nei sistemi democratici moderni la dialettica tra posizioni diverse e punti di vista discordi costituisce il pane quotidiano delle relazioni interpersonali. Le tensioni fanno parte della realtà. Anche nelle relazioni scuola-famiglia. Ai giorni nostri disporre di un bagaglio di competenze comunicative non è pertanto un “optional”, ma una necessità. 

Queste competenze non consistono tanto nel saper maneggiare un bagaglio di novità tecnologiche, quanto piuttosto nel possedere una gamma di attitudini quali la capacità di ascoltare, di argomentare in modo pacato e non aggressivo, di cooperare per trovare soluzioni concrete al fine di aiutare, nei fatti e non solo a parole, i giovani nel processo di crescita. Alcuni genitori hanno tali competenze, altri meno. Con questi ultimi bisogna pur tuttavia comunicare. Perciò, una componente irrinunciabile del ruolo dell’attuale è quella di esperto nell’arte del dialogare con padri e madri di ogni tipo. Tale componente concorre in modo significativo al successo scolastico degli allievi, come giustamente ricordano due responsabili scolastici ticinesi: Quanto più la comunicazione tra genitori e insegnanti è interattiva e partecipativa, tanto migliori potranno essere l’impegno e il rendimento scolastico degli allievi (Menegalli & Bernasconi, Prefazione al testo È intelligente ma non si applica. Come gestire i colloqui scuola famiglia, 2010, p. 10). Di converso, ogniqualvolta si verifica un litigio tra scuola e famiglia, vi è un terzo innocente che ne esce perdente: il bambino- ragazzo/allievo. Nel contesto odierno occorre che i docenti  padroneggino anche un’altra arte, quella del dialogo con le famiglie, specie in presenza di risultati e comportamenti critici. 

Come sostiene la Prof.ssa Vittoria Cesari Lusso nel suo articolo Insegnanti e genitori: otto trappole da evitare, è utile pertanto allenarsi ad evitare alcune “insidie” che rischiano di sabotare la relazione con i genitori:

  1. Soffermarsi esclusivamente sugli aspetti problematici. Fa parte della professionalità dei docenti superare tale tendenza, diventando capaci di cogliere e illustrare in modo equilibrato sia i punti forti che i punti deboli degli allievi, sia i progressi che gli ostacoli sul piano dell’apprendimento.
  2. Vivere le critiche e le divergenze di opinione espresse dai genitori come una sorta di delitto di lesa maestà.
  3. Non curare sufficientemente la cornice scenica,  necessaria affinché il colloquio tra docente e genitore si svolga in condizioni adeguate. E’ utile non sottovalutare come docente l’importanza di tre fattori che contribuiscono alla qualità della cornice scenica:                                                                                                                                                                  - fattore tempo: se si ritiene di non disporre del tempo necessario è meglio rinviare;                                                                                                                                                        - fattore luogo: si tratta di scegliere uno spazio adatto senza elementi di disturbo;                                                                                                                                                            - fattore concentrazione: non si può dedicare al genitore l’attenzione che merita se si è stressati da una pluralità di compiti da svolgere nello stesso istante.

4. Farsi troppo condizionare dalle emozioni sia le proprie sia quelle altrui.

5. Trattare (spesso senza rendersene conto) i genitori come rivali e non come alleati. Si tratta di trasformare le divergenze in risorsa.

6. Farsi coinvolgere nel gioco pericoloso delle dispute tra padre e madre. Il docente non deveesitare a far presente di non essere un terapeuta della coppia, ma un esperto in didattica che concentra i suoi sforzi sulla riuscita scolastica degli allievi.

7. Farsi coinvolgere in circoli viziosi comunicativi partecipando inconsapevolmente al continuo innesco di reazioni a catena.

8. Attribuire agli allievi in difficoltà etichette generiche del tipo “non si concentra, è disattento, disturba”, senza illustrare i punti critici con esempi concreti e senza trasformarli in obiettivi realistici, graduali e verificabili.

In buona sostanza, attualmente la competenza fondamentale in campo comunicativo per i docenti è far sentire i genitori parte della soluzione e non del problema.Un’ultima osservazione:fa molto riflettere il fatto che i genitori oggi preferiscono usare i social media per lamentarsi e ricorrere spesso ai tribunali, accentuando, quindi, lo spirito contrastivo più di quello collaborativo.

Angelina Sessa Laurea in Lettere classiche. Abilitazione all’insegnamento di Lettere, Latino e Greco e di Filosofia e Storia. Docente di Lettere, Latino e Greco presso il Liceo Classico “G.B.Vico” di Nocera Inferiore ( SA), Funzione Strumentale, Area  P.T.O.F. e  Sostegno al lavoro dei Docenti - Componente NIV per il RAV.- Componente Team per l’innovazione digitale.- Responsabile procedure relative ai processi di Valutazione ed  Autovalutazione di Istituto. Nomina USR Campania  Osservatore Esterno dello svolgimento delle prove di Apprendimento nell’ambito delle rilevazioni INVALSI  - 2° Collaboratore del Dirigente Scolastico. Responsabile  Cultura dell'Associazione Centro Studi di Ricerche Economiche e Sociali Mondi Sostenibili, di cui è Socia Fondatrice, con sede legale in Pellezzano ( SA), Via M. L. King, 25. Dal 1993 partecipa a concorsi di poesia di livello nazionale ed internazionale  con risultati lusinghieri. A maggio 2007 ha pubblicato “Eidola”, una silloge di poesie per i tipi della Casa Editrice “Il Filo” di Roma. A dicembre 2010 ha pubblicato il volume “Sentieri dell'Anima” (silloge di poesie + 1 racconto inedito) per i tipi della Casa Editrice “Il Grappolo” di Sant'Eustachio di M.S.Severino ( SA). Info:  http://angelinasessa.blogspot.com/

 

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