DIVERSAMENTE ALLEATI: FAMIGLIE E SCUOLA; PROSPETTIVE DI BENESSERE

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Scuola e famiglia rappresentano le prime e più importanti agenzie educative nella vita di ogni individuo. Entrambe le istituzioni sono state interessate, negli ultimi decenni, da profonde trasformazioni che ne hanno messo in crisi i rispettivi ruoli, funzioni e autorevolezza.

La molteplicità dei modelli familiari di oggi e le difficoltà del sistema scolastico attuale nel rispondere alle richieste sempre più variegate dei soggetti e della realtà economico-sociale hanno contribuito alla messa in crisi di un rapporto estremamente delicato e complesso tra famiglia e scuola. Oltre ai fatti di cronaca “estremi”, ma sempre più frequenti, di genitori che aggrediscono insegnanti e dirigenti, sono sempre più diffuse forme di insoddisfazione e conflittualità relazionali tra genitori e docenti che hanno effetti negativi sui processi formativi delle giovani generazioni.  Alla luce della normativa scolastica, cercherò di fare luce sulle modalità e sulle strategie più efficaci per costruire forme di corresponsabilità tra l’istituzione scolastica e quella familiare, a partire dalla consapevolezza del proprio e dell’altrui ruolo e di una fiducia reciproca da parte di tutte le figure coinvolte.La collaborazione tra scuola e famiglia, e più direttamente tra il singolo docente e la famiglia, è di fondamentale importanza per la riuscita del progetto formativo, per l’apprendimento dell’alunno e per il benessere di tutti. La complessità nella gestione del rapporto scuola famiglia è da annoverare, spesso, alle aspettative della famiglia nei confronti della scuola e viceversa.Le aspettative che si nutrono verso l’insegnante sono la preparazione professionale, la competenza, la capacità di ascolto, la piena disponibilità, la comprensione, la garanzia del successo formativo, la gestione efficace delle dinamiche relazionali della classe, ed a volte anche di mettersi nei panni del medico o dello psicologo.Le criticità nel rapporto insegnante famiglia possono essere dovute a mancanza di comunicazione efficace, a confusione di ruoli, al fatto che ci si sente giudicati. Occorre comprendere che genitori e insegnanti non sono delle controparti tese a difendere principalmente propri interessi, ma sono uniti dal medesimo valore: il bene del figlio.

Quando è chiaro che si sta lavorando per raggiungere lo stesso obiettivo, genitori ed insegnanti diventano alleati, ognuno è certo che anche l'altro agisce per far sì che si vada volentieri a scuola e si apprenda di buon grado. Gli insegnanti devono comprendere le trasformazioni che attraversano le famiglie, per collaborare con loro e favorire lo sviluppo degli apprendimenti e della personalità degli alunni. Il clima scolastico e della famiglia sono entrambi importanti per la crescita culturale, emotiva, relazionale e per lo sviluppo armonico e sereno. Diventare alleati è frutto di impegno reciproco di delimitazione dei propri ruoli e competenze. Vi sono strategie per promuovere il coinvolgimento dei genitori, quali informarli sui progressi del figlio o comunicare le difficoltà, coinvolgerli nei compiti a casa, far conoscere gli obiettivi e i servizi disponibili, invogliarli a partecipare a programmi di formazione ai genitori, coinvolgerli come volontari, organizzare incontri formativi o lavori di gruppo, farsi aiutare nella ricerca di fondi per attrezzature e materiali.La teoria bio-ecologica dello sviluppo umano di Brofenbrenner e la teoria dei sistemi forniscono il quadro teorico di riferimento entro il quale analizzare e leggere le relazioni casa-scuola. Secondo l’approccio sistemico o dello sviluppo umano, esso ha luogo tramite un processo di interazione reciproca, sempre più complessa, tra un organismo umano attivo, in sviluppo, e le persone, gli oggetti, i simboli che trova nel suo ambiente immediato.

Quindi la comprensione di certi comportamenti umani va ricercata attraverso un’analisi dei sistemi di interazione composti da più persone e più contesti. Il contributo della teoria generale dei sistemi può essere di aiuto nella lettura dei rapporti tra scuola e famiglia, poiché spesso non si riescono a conciliare le diverse posizioni dei due sistemi.La prospettiva ecologica, detta anche dello sviluppo nel contesto, si è proposta di descrivere diversi sistemi sociali che risultano connessi con le problematiche dello sviluppo o con caratteristiche legate ad aspetti di benessere e adattive dei bambini. I diversi ambienti in cui l’individuo entra in contatto (famiglia, scuola, gruppo dei pari…) influenzano il suo sviluppo più o meno direttamente. Ne deriva che, per migliorare le condizioni di benessere e di crescita dei minori, occorre intervenire sui vari sistemi coinvolti, famiglia e scuola in primis. Come viene ribadito sia dall’attuale normativa scolastica, sia dalla letteratura pedagogica, il Patto educativo di corresponsabilità tra scuola e famiglia rappresenta il primo e indispensabile passo per la prevenzione del disagio scolastico e per la promozione del benessere a scuola, oltre alla formazione degli insegnanti e dei genitori alla partecipazione, che non è data per scontata, ma va costruita giorno dopo giorno.Innanzitutto, per costruire un’alleanza tra scuola e famiglia, occorre partire da un atteggiamento di fiducia, stima, accettazione dell’altro, dal riconoscimento dei propri e degli altrui diritti e doveri, dall’abbattimento di stereotipi da parte di entrambe le istituzioni. Poi, si tratta di trovare dei punti in comune su cui lavorare per il benessere dei figli.

 In realtà l’obiettivo comune a scuola e famiglia è proprio questo: aiutare la crescita cognitiva, morale, sociale dei ragazzi e delle ragazze. Secondo Lawrence i genitori sono i naturali nemici della scuola, la parte originariamente separata, che rappresenta un mondo altro, il privato storicamente separato dalla scuola. Sarebbe un errore mischiare i ruoli e non scindere più le due agenzie educative, piuttosto è necessario delineare sì i confini per poi, nello stesso tempo, passare da un territorio all’altro, sconfinare e contaminarsi positivamente, per costruire dialoghi e progetti fattibili. Si tratta di trovare ciascuno il proprio ruolo in un progetto comune di co-educare i bambini-giovani, in una forte prospettiva di responsabilità condivisa e fiducia nell’altra istituzione in cui ognuno sa dove è il confine e chi fa che cosa. In questo tipo di rapporto, ovviamente occorrono tempi e spazi per ascoltarsi e parlarsi, cercando soprattutto di chiarirsi sulle questioni educative fondamentali piuttosto che informazioni pratiche sul materiale occorrente per la scuola. E’ importante che, durante tutto il corso dell’anno scolastico, docenti ed educatrici tengano informati i genitori delle attività svolte, per farli sentire maggiormente partecipi e presenti, così come sarebbero auspicabili un ingresso e una collaborazione dei genitori nelle aule scolastiche, che potrebbero offrire un contributo in base alle loro competenze e specializzazioni: lezioni, canzoni in una lingua straniera, lezioni di pronto soccorso, lezioni sulle piante, sulla storia locale, di fotografia…

Inoltre, altri spazi potrebbero essere ritagliati nella scuola per genitori e insegnanti: incontri pomeridiani e/o serali con esperti, pedagogisti e psicologi su tematiche di comune interesse, anche per offrire occasioni di aggregazione tra genitori, che nel caso delle famiglie non italiane spesso vengono a mancare. L’obiettivo da parte della scuola, e qui è chiamata in causa la professionalità dirigente e quella docente, è proprio quella di sentire importante e indispensabile la collaborazione quotidiana tra famiglie e scuola, facilitando la conoscenza reciproca attraverso l’ascolto e il dialogo. Da parte dei docenti, si tratta di comprendere la convenienza di una collaborazione con i genitori dei propri alunni e, dall’altra parte, la fiducia reciproca e necessaria dei genitori nei confronti della scuola e di chi ci lavora, l’importanza di conoscersi, di condividere, di avere spazi di confronto costruttivo, di creare occasioni per lavorare insieme avendo come scopo non il “prodotto finale”, ma il fine pedagogico ed educativo che si è deciso di perseguire.Vista la centralità nel processo di socializzazione, educazione e istruzione di entrambe le agenzie educative e il valore della scuola come “bene comune”, si tratta di inaugurare un modo nuovo di intendere il rapporto scuola-famiglia, che superi sia la modalità caratterizzata dalla fiducia cieca e dalla delega, sia la modalità di relazione contrassegnata dal discredito e dall’intromissione. Quindi, non si tratta, da parte delle scuole, di chiedere alle famiglie di affidarsi completamente ai docenti, né tentare di sostituirsi a loro, ma di iniziare una nuova forma di collaborazione, partendo dalla convinzione che la scuola, proprio per il ruolo che svolge, sia un “bene comune” e che quindi richieda una modalità di gestione attiva e partecipata, una apertura a reti di collaborazione verso uno scopo comune.

 Se essa è un bene comune, spetta a tutti, ognuno con il proprio compito e responsabilità, viverla e gestirla:   ma la gestione comunitaria dei beni comporta un modo di produzione cooperativo e non competitivo. Attualmente, il modello più valido di relazione scuola-famiglia  appare essere quello della partnership, che sostiene lo sviluppo di un senso di corresponsabilità che si incrementa attraverso uno scambio comunicativo e un confronto di aspettative, obiettivi e responsabilità tra i due interlocutori, nonché il riconoscimento del comune ruolo educativo e del supporto reciproco.In realtà, tale modello non è facile da realizzare proprio perché implica una diversa logica, una nuova mentalità, sia da parte dei genitori che degli insegnanti. Per questo è importante che la scuola apra le porte e si faccia conoscere, passando così “dal monologo al dialogo”. Una scuola accogliente è una scuola che permette ai genitori di entrare, di prendere parte all’esperienza scolastica, riconoscendoli portatori di esperienze, di saperi che possano arricchire l’offerta formativa della scuola. È urgente, da parte di tutti, sia a livello politico, sia da parte di chi lavora nella scuola che di tutti i cittadini, assumere consapevolezza dell’importanza del coinvolgimento familiare nell’organizzazione scolastica. Appare chiaro che la corresponsabilità educativa non può essere un punto di partenza bensì  una meta, un obiettivo cui tendere e che richiede vari livelli di partecipazione. In questo tipo di rapporto, nessuna delle due istituzioni prevale né strumentalizza l’altra:  insieme decidono di intraprendere un percorso nel condiviso riconoscimento di ruoli, funzioni e responsabilità. 

La professionalità docente gioca un ruolo fondamentale nella capacità di saper intrecciare rapporti proficui con le famiglie e saper esaltare il loro sapere esperienziale e il contributo che può apportare alla comunità scolastica. Diviene così indispensabile ripensare la formazione docente, maggiormente mirata al raggiungimento di competenze relazionali, atte a favorire il rapporto tra scuola e famiglia.La corresponsabilità si raggiunge attraverso un dialogo continuo, una negoziazione costante tra docenti e famiglie, usando metodologie di partecipazione attiva che permettano a tutti di ripensarsi, prendere la parola ed esprimere i propri bisogni. La scuola deve promuovere un dialogo sempre aperto con le famiglie attraverso strumenti narrativi, partecipativi, attivi. La sfida attuale per la scuola è quella di riformulare nuovi percorsi relazionali, che possano aiutare genitori e insegnanti a ridare valore sociale alla famiglia e alla scuola e a riappropriarsi dei loro ruoli. DIVERSAMENTE ALLEATI: FAMIGLIE E SCUOLA; PROSPETTIVE DI BENESSERE 

ALFANO LILIANA, siciliana d'origine bresciana d'adozione, attualmente docente di scuola primaria. Laureata in psicologia dello sviluppo e dell'educazione presso l'Università degli Studi di Palermo, consegue il titolo di psicologa con iscrizione nella sezione A dell’albo professionale dell’ordine della Lombardia n.03/12798. Frequenta diversi corsi di perfezionamento in:”Percorsi e metodiche di intervento educativo nell’ospedalizzazione del minore”, in “Strategie e metodi di intervento sulla disabilità in ambito didattico”. Consegue diversi attestati sull’Autismo e programma T.E.A.C.C.H. e sui disturbi specifici di apprendimento. Mediatrice interculturale, ha  assunto l’incarico di referente nella commissione stranieri e altri incarichi nella propria scuola (referente progetto Piedibus); da circa 2 anni ricopre il ruolo di componente RSU. Nel proprio curriculum vanta molteplici esperienze formative indette dal MIUR e corsi di formazione sui disturbi specifici dell’apprendimento. A questi si aggiungono le esperienze formative indette dall’istituto di appartenenza.

 



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