La classe capovolta: possibile pista metodologica per l’anno che verrà 

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Mesi difficili hanno segnato l’inizio del 2020. Mesi in cui docenti, famiglie e studenti sono stati catapultati in un nuovo modo di fare scuola, in classi virtuali che hanno reso difficili ma non impossibili le relazioni e l’insegnamento/apprendimento.

 A distanza di quasi tre mesi dalla sospensione delle attività didattiche e alla luce di quanto è stato sperimentato e prodotto, ci si chiede ora quale approccio metodologico possa essere sfruttato al meglio per avviare il nuovo anno scolastico ma soprattutto ci si chiede se la didattica svolta a distanza sia in grado di motivare, guidare e supportare gli alunni verso l’autonomia e l’acquisizione di competenze utili per la vita. Nella miriade di approcci metodologici, presentati ai docenti in questi mesi per ostacolare una didattica meramente trasmissiva e impersonale, una in particolare sembra fornire risposte concrete a queste domande: la classe capovolta. Identificata spesso nello slogan “lezione a casa e compiti a scuola”, tale metodologia può costituire, infatti, la chiave di volta per l’anno che verrà: capovolgendo il paradigma dell’insegnamento-apprendimento essa permette di gestire diversamente la didattica, anche a distanza, garantendo la gradualità e la differenziazione dei percorsi, senza impedire la cooperazione e la relazione. Approccio metodologico elastico e flessibile, in grado di trasformare una situazione problematica (come quella dell’emergenza sanitaria Covid19) in un’occasione per sperimentare nuove modalità e nuovi strumenti, la classe capovolta chiama in causa competenze fondamentali per il XXI secolo quali creatività, comunicazione, spirito critico, competenze digitali...

La sfida è quella di permettere all’alunno di approcciarsi autonomamente alle discipline, attraverso un uso consapevole delle nuove tecnologie, per svolgere poi, con l’insegnante e con il gruppo, le attività più complesse. Nel suo webinar “Alla luce del sole” disponibile sul sito Flipnet dedicato proprio alla didattica capovolta, la ricercatrice Alessia Bevilacqua, autrice di una revisione della letteratura scientifica sul Flipped learning (Univ.  degli Studi di Verona) evidenzia gli aspetti positivi di tale approccio metodologico sulla base di evidenze scientifiche raccolte a livello internazionale.Tra gli aspetti positivi vengono evidenziati la comunicazione più facile degli elementi di conoscenza, l’acquisizione di competenze, l’aumento dell’attenzione, del coinvolgimento e della motivazione degli studenti, la maggiore percezione di auto-efficacia  e dei risultati migliori in termini di apprendimento. Questi risultati si potranno raggiungere tuttavia, sottolinea la ricercatrice, solo a determinate condizioni, quale un’adeguata formazione degli insegnanti, la disponibilità di tecnologie educative, il supporto fornito agli studenti anche nello spazio individuale. 

Ma come garantire questi risultati a distanza? Come supportare gli studenti in un percorso di scoperta senza la guida concreta del docente e senza il supporto del gruppo classe? La didattica a distanza ha rivelato in questi mesi aspetti positivi e negativi, mostrando da una parte l’impossibilità di replicare on line le modalità utilizzate in presenza e dall’altra come si possano migliorare i propri approcci pedagogico - didattici a partire da quelle stesse pratiche. Durante una lezione in streaming un docente non si troverà di fronte ad un gruppo di alunni come a scuola ma innanzi a degli schermi spesso oscurati, non potrà camminare tra i banchi per verificare il lavoro svolto né potrà gestire eventuali e spesso “poco probabili” problemi tecnici che impediranno ai ragazzi di accedere alla videocamera o al microfono proprio in occasione di una verifica. Sarà necessario quindi, che il docente modifichi il proprio approccio variandone soprattutto il punto di partenza (la spiegazione) e il traguardo (la verifica orale e/o scritta).Il primo step è sicuramente la preparazione dei materiali anticipatori attraverso video o materiali predisposti dal docente, che devono però risultare accattivanti e sfidanti. 

Potranno essere impiegati:

 -materiali digitali, quali video riassuntivi su Youtube, presentazioni, podcast, link da consultare o meglio ancora una breve videolezione registrata dal docente con uno dei vari software o app gratuite a disposizione in rete (Screencastomatic, OBS, PowerPoint…), 

-materiali cartacei, dal libro di testo ad articoli specifici;

-strategie euristiche, richiedendo ai propri studenti di approfondire temi di vario genere passando dalle ricerche più tradizionali al più moderno webquest sino alle interviste sul campo o a quelle “impossibili”.

Tutto è legittimo! Tutto è possibile purchè sia sfidante e motivante, purchè non ci si limiti alla richiesta di memorizzazione di contenuti inerti ma venga stimolata la rielaborazione e la riapplicazione. Secondo il prof. Rossi Stefano, autore del libro “Condurre la classe capovolta. Strumenti cooperativi per il «flipped learning»”, tali materiali anticipatori “possono essere assimilati da un lato a dei cancelli che consentono ai ragazzi di entrare nel vialetto che li porterà nel laboratorio delle competenze; dall’altro a degli efficaci cartelli pubblicitari capaci di attirare l’attenzione dei ragazzi, incuriosendoli e invitandoli a percorrere quel vialetto, a non abbandonarlo.”Ecco perché, piuttosto che trasmettere solo una lista di link o di video spesso noiosi per le nuove generazioni, il docente dovrebbe selezionare del materiale in grado di suscitare interesse, incuriosire e generare desiderio di approfondimento.Per non farsi trovare impreparati, sarebbe utile che il docente organizzi per tempo (prima dell’inizio delle attività didattiche a settembre) un proprio archivio didattico, come un blog/sito che funga da repository, da cui attingere e far attingere, che contenga materiali reperiti dalla rete e/o autoprodotti, che si connotino per la loro brevità, chiarezza, empatia ed ironia.

E’ fondamentale, inoltre, che il docente si renda conto che guardare un video e apprendere da un video non si equivalgono, per cui occorrerà prevedere anche una rielaborazione critica del materiale.La visione del video, ad esempio, dovrà essere supportata da una specifica attività da parte dell’alunno: presa di appunti, costruzione di una mappa, riassunto attraverso domande guida e via dicendo. Oppure, come proposto dai pionieri della Flipped Classroom (Bergmann e Sams) si potrà chiedere ai ragazzi di individuare almeno due spunti di riflessione che verranno successivamente ripresi in classe, o meglio, che saranno  utilizzati dal docente per strutturare lezioni in modalità sincrona e attività in modalità asincrona. Queste attività permetteranno al docente di verificare che gli studenti svolgano davvero il compito assegnato. Le piattaforme virtuali esistenti (Gsuite, Weschool…) permettono a tutti gli alunni di ricevere per tempo consegne e materiali, con la possibilità di tempi più dilatati per riascoltare e per rielaborare. Non solo. Le classi virtuali lasciano traccia delle azioni degli alunni permettendo di verificare se un video sia stato visionato ad esempio, o permettendo di allegare compiti, porre domande al docente, commentare i materiali o altro ancora. 

La seconda fase della classe capovolta dovrà prevedere, come punto di partenza, la verifica concreta da parte del docente di quanto appreso e compreso dagli studenti. Piuttosto che procedere con la richiesta della ripetizione orale e/o scritta dei contenuti proposti, il docente potrebbe costruire attività più dinamiche e coinvolgenti: quiz istantanei con Kahoot, Socrative o Mentimeter ad esempio, oppure la costruzione a più mani di Padlet o di Lavagne condivise come Jamboard, ma anche la costruzione di vere Escape Room virtuali. Tali attività risulteranno fondamentali per mettere in luce eventuali incomprensioni o la mancanza di studio da parte degli alunni ma saranno essenziali soprattutto per proporre nuove sfide sotto forme di attività cooperative. Per coniugare didattica capovolta e didattica cooperativa a distanza, apparentemente contrapposte ma in realtà due lati della stessa medaglia, il docente dovrà costruire un ambiente di apprendimento interattivo, dinamico ed esperienziale in cui, attraverso infinite opportunità volte ad intensificare il processo di co-costruzione, di condivisione e di diffusione delle conoscenze, riesca a guidare concretamente verso un apprendimento significativo incentrato sulle competenze. 

Da una parte la classe capovolta, attraverso la tecnologia e la Rete, permetterà l’accesso a una miriade di servizi e di risorse, senza limiti di tempo o di luogo, favorendo lo spirito critico, l’autonomia negli apprendimenti, continue interazioni, feedback immediati e molteplici modalità valutative; dall’altra la didattica basata sulla cooperazione, invece, proporrà agli studenti attività ed esperienze significative attraverso cui scoprire ed apprendere insieme agli altri.La classe capovolta, anche a distanza, può e deve diventare una classe cooperativa in cui non ci si limiti ad apprendere ma in cui ci si aiuti reciprocamente, educandosi all’empatia e alla prosocialità, condividendo successi e difficoltà, valorizzando le diverse intelligenze, ma soprattutto in cui  si costruiscano competenze utili per la vita.In un ambiente così strutturato nessuno studente sarà lasciato indietro, da solo con le proprie difficoltà, in quanto avranno l’insegnante a disposizione in caso di dubbi e difficoltà e le attività, che potranno essere via via rimodulate per permettere ad ognuno di raggiungere il traguardo, dovranno essere improntate al team working.

Riprendendo le parole del prof. Rossi, per perseguire tale cammino non ci si potrà affidare all’improvvisazione, ma occorrerà organizzarsi e munirsi sia di un pizzico di coraggio e follia, necessari per lanciarsi in questa nuova avventura, sia di un mix di ottimismo e pazienza, “perché la classe cooperativa non è un punto di partenza ma un punto di arrivo, frutto di un lavoro quotidiano”.Moltissimi gli strumenti e le app web gratuite tra cui scegliere per costruire attività cooperative interessanti e motivanti che dovranno avere possibilmente la forma del “compito autentico”: la creazione di una Timeline (linea del tempo), utilizzando ad es. gli strumenti della Knightlab.com, per approfondire un dato argomento, quale l’evoluzione della donna, l’avvento di Internet e così via; StoryMapJS per raccontare storie a partire da luoghi e narrare con le mappe; GoogleEarth che, attraverso le funzioni di  Voyager e Progetti, permette sia di viaggiare virtualmente nello spazio e nel tempo, alla scoperta di luoghi e paesi lontani, di gallerie d’arte e musei, di fenomeni meteorologici, pianeti e satelliti sia di progettare insieme un viaggio virtuale rispettando le indicazioni date dall’insegnante. Molte inoltre, le piattaforme utili ad esempio per fare storytelling sia maniera individuale che collettiva come Boomwriter, o i software gratuiti per creare mappe anche in maniera condivisa come CmapTools.

Fondamentale sarà creare dei forum, una chat di classe ed una privata, per darsi supporto, condividere ipotesi, dissipare dubbi e rafforzarsi come gruppo classe anche a distanza, per guidare ognuno verso il traguardo in un percorso di crescita diverso da quelli tradizionali ma non per questo meno valido.Le lezioni svolte in modalità sincrone saranno utilissime non solo per il confronto e la condivisione collettiva ma anche per la presentazione orale del proprio lavoro, meglio se fatta in piccoli gruppi per permettere ad ognuno di esprimersi senza “annoiare” gli altri e per riuscire a coinvolgere tutti senza rischiare delle improvvise ed inspiegabili “perdite di connessione”.Alla fine di ogni percorso è consigliabile prevedere un’autobiografia cognitiva su quanto svolto, necessaria per sistematizzare quanto vissuto e per riflettere sui propri punti di forza e di debolezza, proprio come per la didattica per competenze.Infine, un aspetto che non va sottovalutato è la personale motivazione del docente che, oltre a possedere una preparazione tecnica ed organizzativa, dovrà trovare in sé la motivazione profonda che lo spinga a promuovere una didattica e un’educazione cooperativa, soprattutto in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo in questi mesi e che, probabilmente, si protrarrà anche per il nuovo anno scolastico. Progettare e svolgere un’attività cooperativa a distanza sarà possibile, infatti, solo se si accetta di allargare i propri orizzonti, sganciandosi dal freddo libro di testo, accogliendo la sfida del nuovo e non limitandosi solo alla trasmissione di consegne. Occorrerà mettersi in gioco ed esplorare nuove strade prima di proporle agli studenti, in modo da guidarli a non rimanere intrappolati dalla Rete. Antoine de Saint-Exupéry sosteneva che “per motivare delle persone a costruire una barca, non basta radunarle e assegnare loro dei compiti, bisogna insegnare anche la nostalgia per il mare vasto e infinito. Allora vi seguiranno davvero perché hanno sentito e compreso quanto sia splendido navigare in questo mare sconfinato». 

Barbara Coluccia. Attualmente docente di lingua francese nella scuola secondaria I grado ma profondamente legata alla scuola dell’infanzia, dove ha mosso i primi passi come insegnante, ha svolto nel corso degli anni diversi ruoli nella scuola: collaboratrice della dirigente, animatore digitale, membro del Consiglio d’Istituto, referente alla legalità, membro del N.I.V., coordinatrice e referente per la valutazione PROGETTI – PON, funzione strumentale PTOF e formazione docenti. Dopo aver partecipato ad un progetto di ricerca-azione ha svolto anche diversi incarichi come formatrice per docenti nell’ambito della didattica per competenze e della costruzione degli ambienti di apprendimento anche con l’ausilio del digitale.

 

M.A.GI.C. - Education Training

Tel.0832.521887 - Cell. 368.581458
Via Arturo Caprioli N°8 - 73100 Lecce
P.I.05034810753 - Email luigimartano51@gmail.com

© M.A.GI.C. Education Training di Luigi Martano All Rights Reserved.Design By Promowe.it

Search