FAD: JOLLY PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA

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Molti pensano che la formazione a distanza sia figlia dei nostri tempi, cioè, della Terza Rivoluzione Industriale, quella che ha introdotto nella nostra società il Personal Computer ed, in seguito, gli smartphone, i tablet e tutti quegli strumenti tecnologici che i giovani ed, anche,  molti meno giovani usano giornalmente per essere in connessione con il resto del mondo e, per questo motivo, spesso la vedono come una inadeguata sostituta alla didattica tradizionale.

Per prima cosa è da chiarire che la formazione a distanza nasce già nel secondo dopoguerra, quando la televisione, allora ai suoi esordi, ha insegnato a leggere e a scrivere ad una infinità di italiani, attraverso le lezioni del famoso Maestro Manzi, durante la trasmissione “Non è mai troppo tardi”, trasmessa sull’unico canale nazionale e seguita da tutti coloro che non avevano avuto l’opportunità di frequentare la scuola, giovani, anziani, contadini, operai cui era stata negata l’opportunità di una istruzione.La RAI diventa, subito dopo, negli anni ’60, con la TV ma anche prima con la radio, dispensatrice, non solo di conoscenze eclettiche, prima attraverso la lettura di classici e, poi, attraverso la trasmissione di teleromanzi, quali “Ulisse”. “I Promessi Sposi”, “Piccolo Mondo Antico” e molti altri ma, soprattutto maestra di valori sociali e civili, all’interno di una società in crescita. Quella era già formazione a distanza, perché chiunque poteva parteciparvi da casa dopo una faticosa giornata di lavoro.

Certo la tecnologia era diversa ma il fulcro è lo stesso: imparare stando davanti ad una radio o ad uno schermo, nessuno escluso. La gente si riuniva a casa di chi aveva la fortuna di possedere un apparecchio radiofonico e televisivo o nei bar. Per la prima volta il modo di fare cultura diventa inclusivo. Cosa è cambiato oggi? Perché alcuni sostengono che la FAD abbia meno dignità della formazione in presenza? Proprio oggi che lo spettatore non è più uditore passivo ma può interagire con l’emittente?Sono anni che usufruisco della FAD con i miei studenti della secondaria di secondo grado, affiancata alle lezioni in aula, utilizzando la piattaforma scolastica Edmodo, per scambio di materiali, fruizione di videolezioni, assegnazione approfondimenti. Ma perché? Potrei utilizzare solo i tradizionali libri, magari in forma digitale. Potrei accontentarmi di valutare gli apprendimenti attraverso verifiche. Perché uso le piattaforme?

Non certo per complicarmi la vita, anche se, ad essere sincera, all’inizio ho trovato anch’io qualche difficoltà. Io credo che la tecnologia sia una risorsa importante sia come strumento di formazione e sia come allargamento della propria visione del sapere. Oggi più che mai, la tecnologia permette un interscambio continuo tra docente e studente, azzerando le distanze spazio-temporali e gli ostacoli oggettivi alla partecipazione di un corso in presenza.In questo momento particolare che il nostro Paese sta attraversando, a causa dell’epidemia di coronavirus, l’uso della formazione a distanza è diventata indispensabile. Certo esistono dei fattori che possono sembrare problematici ma che possono essere facilmente superati. La separazione fisica tra docente e discente può essere colmata con l’interazione tecnologica (video lezioni, mail, dibattiti in rete). Un vantaggio innegabile è che il processo formativo, spesso, non è contemporaneo all’erogazione del servizio, quindi ciascuno può decidere quando seguire le lezioni a seconda delle proprie necessità. Questo non significa che l’azione sia unilaterale perché il fruitore diventa l’attore principale di questo processo, con i suoi interventi, le sue proposte ed i suoi elaborati. Si tratta di un apprendimento collaborativo.

Le lezioni sono fruibili in qualunque momento e le discussioni nei forum tra studenti e tra studenti e docenti sono sempre recuperabili. La FAD dell’ultima generazione è ribattezzata “e-lerning”, la quale rappresenta un processo di formazione sempre disponibile, fattore fondamentale, che permette a chiunque di beneficiarne, sia studente che lavoratore. Alcuni sostengono che l’avvento del pc nell’uso domestico, abbia cambiato il modo di pensare e di interagire delle persone.A mio parere non è così. Sicuramente l’introduzione del pc nella formazione ha modificato gli ambienti di apprendimento, introducendo dinamiche nuove, che devono essere viste come strumenti flessibili e, quindi, suscettibili di adeguamento alle esigenze individuali di coloro che se ne avvalgono, introducendo un adattamento ai nuovi contesti organizzativi dell’apprendimento, praticabili, non solo dai giovani ma, anche, da persone in età adulta.E’ per questi motivi che credo che la FAD sia strumento di inclusione per eccellenza. E’ aperta alle esigenze individuali di ciascuno e ciascuno ne può usufruire.

Emanuela Rosina nasce a Milano, nel 1961, si laurea in Lettere Moderna all’Università degli Studi di Milano. In seguito consegue i seguenti Master “Didattica della Lingua italiane”,“Storia del Novecento”, presso l’Università di Tor Vergata a Roma, “Esperto in didattica assistita dalle nuove tecnologie”. “Tecnologie della Didattica” e “Digital strytelling” al Politecnico di Milano. Ha diversi tipi di esperienza di insegnamento: negli anni si trova ad insegnare: religione, sostegno e lettere alla scuola secondaria di primo grado. Attualmente è Docente di Ruolo di Letteratura e Storia all’ITAG “Italo Calvino” di Noverasco di Opera, in provincia di Milano. E’ appassionata di Filosofia Antica

 

 

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