Italia in “letargo” in attesa della “primavera”

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Avevamo pensato di pubblicare il numero di marzo proprio nel giorno di inizio della primavera, come auspicio per un’uscita dalla crisi sanitaria provocata dal coronavirus e, come una doverosa ripartenza verso nuove frontiere e verso nuove sfide che l’emergenza aveva messo in risalto come importanti per un approccio didattico innovativo: le nuove tecnologie dell’informazione  e della comunicazione. E, quindi, come redazione, abbiamo chiesto contributi di esperienze personali e formative per raccontare la vivacità della scuola italiana che ha gestito eventi fuori dall’immaginario esistenziale e che ha spiazzato tutto e tutti.

 

Le immagini spettrali delle città deserte, nel mese di gennaio, della città di Wuhan con 60 milioni di abitanti sono entrate prima nella nostra memoria collettiva e poi sono diventate, purtroppo, la dura realtà della nostra esistenza quotidiana che ha obbligato tutti ad un cambio radicale dei paradigmi esistenziali, professionali, umani, culturali e sociali.La scuola, per la grande dimensione delle persone coinvolte (10 milioni di studenti e di famiglie e più di un milione di operatori scolastici) e per il ruolo ad essa assegnato, di formare cittadini consapevoli in una società complessa, è diventata emblema per ripensare nuovi approcci didattici utili, non solo per gestire l’emergenza, ma significativi per sperimentare nuovi processi di apprendimento e di coinvolgimento delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, delle studentesse e degli studenti.Mi è tornata alla mente l’esperienza scolastica del Friuli, post terremoto del ‘75, quando la distruzione degli edifici scolastici fece nascere la “pedagogia della tenda”, obbligando le maestre e i docenti italiani a ripensare didattiche che aiutassero le alunne e gli alunni a rielaborare lutti, paure, angosce e gli operatori scolastici a ripensare nuovi ambienti di apprendimento e innovative strategie didattiche.

L’emergenza sanitaria del 2020 ha posto la stessa problematica alla scuola italiana obbligata a ripensarsi e, a trovare nelle tecnologie e nella formazione a distanza, una soluzione per non interrompere il flusso comunicativo tra l’Istituzione scolastica e le famiglie e gli studenti. Una scuola italiana, che aveva nicchiato per decenni sull’opportunità e la bontà dell’uso delle nuove tecnologie per migliorare la didattica, che aveva visto i docenti essere surfisti rispetto al Piano Nazionale Scuola Digitale del 2015, ha scoperto la potenzialità delle nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione e le sta utilizzando per marcare la presenza dell’istituzione in un momento cruciale, imprevedibile e inimmaginabile. Le vicende sociali di questi giorni hanno fatto scoprire agli italiani la necessità di “essere comunità”; è bastato cambiare l’abitudine di uscire non dalla porta principale della casa ed infilarsi veloci in un ascensore, ma affacciarsi al balcone e cercare lo sguardo e il saluto del vicino, spesso sconosciuto, di casa e sventolare la bandiera e cantare l’inno di Mameli, come antidoto per superare le difficoltà di un individualismo sfrenato che aveva occupato le nostre menti in questi ultimi decenni. 

La scuola e le docenti e i docenti italiani tutti e i dirigenti scolastici hanno dimostrato tanta versatilità, passione e determinazione per essere presenti e continuare con orgoglio la propria mission formativa utilizzando piattaforme formative, social per marcare una presenza significativa e positiva. E la sorpresa è stata la risposta positiva ed entusiasta degli studenti che hanno apprezzato queste nuove strategie vicine a loro, “nativi digitali”. Dalla curiosità iniziale, mi diceva una professoressa, è poi scaturito un interesse e una collaborazione con la produzione di videolezioni e di prodotti multimediali da parte degli studenti come risultato del loro processo di apprendimento.

E allora la primavera, che è già nell’aria, ma che tarderà ad arrivare nella nostra vita quotidiana, deve segnare la nostra determinazione a ripartire con nuove idee, con nuovi principi. La consapevolezza della nostra debolezza, messa in luce da un virus invisibile, deve essere la molla per riscoprire principi di sostenibilità culturale, sociale e umana. La globalizzazione e la pandemia in cui siamo tutti coinvolti deve farci scoprire i moniti di Edgar Morin che, già da tempo, preconizzava una cittadinanza terrestre, universale per sentirci “appartenenti” di questo universo, per salvaguardarlo e ricca di una “coscienza ecologica” e di una “coscienza antropologica”, capaci, entrambe, di dare senso e significatività alla nostra vita. 

Luigi Martano Laurea in Pedagogia- Abilitazione Insegnamento Materie Letterarie Scuole Superiori 2° grado Dirigente scolastico per 28 anni nelle scuole del primo e secondo ciclo. Giudice Onorario Tribunale per i Minori presso Corte di Appello di Taranto - Ha svolto numerosi incarichi ispettivi per la verifica dei requisiti delle scuole paritarie- Componente Nuclei di Valutazione dei Dirigenti Scolastici della PugliaAutore “Leadership per l’apprendimento”- ( 2017) corso online per la preparazione al concorso per Dirigenti scolastici Autore “Il Dirigente Scolastico-Authority territoriale del successo scolastico - ”Autore “Una pedalata verso il successo”Autore “ I care …per una scuola inclusiva”

 

 

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