Efficienza energetica degli edifici scolastici e buone pratiche

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Parlare di argomenti come “efficienza energetica” o “risparmio energetico” significa toccare temi caldi di grande ed impellente attualità e ad ampio raggio operativo

dal momento che la richiesta mondiale di energia rischia di andare fuori controllo. In primis, essi impongono di rivedere le proprie abitudini, non solo per i costi dell’energia, che nel tempo aumentano sempre di più, ma soprattutto per l’emergenza climatica e la carenza di risorse naturali del Pianeta. Per correre ai ripari la Comunità Europea, in seguito al Protocollo di Kyoto, ha provveduto ad emanare tutta una serie di Direttive, con l’obiettivo di ridurre i gas-serra, alzare la quota dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, puntare sul risparmio energetico.  Nel settore edilizio il concetto di Efficienza Energetica concerne sia le nuove costruzioni, che dovranno sine dubio rispettare i canoni dell’efficienza energetica, realizzando ad esempio edifici ad energia “quasi zero” ma anche e soprattutto, le strutture esistenti, per le quali si deve parlare di Riqualificazione Energetica. Negli ultimi anni è anche emerso l’obbligo della certificazione energetica degli edifici e degli impianti, e ciò potrebbe rappresentare una nuova sfida per gli operatori del settore.Considerando che in Italia il parco edilizio nazionale è costituito per il 78% da edifici costruiti antecedentemente la prima legge sull’efficienza energetica nel settore edilizio, la Legge 373/’77, che arriva all’89% se si considera la più recente legge 10/’91, si può a buon diritto percepire quale sia la situazione dell’efficienza energetica degli immobili nel nostro Paese.Risulta evidente pertanto come riqualificare anche solo una parte dei dieci milioni di edifici costruiti prima del 1991, sarebbe già un buon traguardo per l’ambiente, per la qualità della vita, per la sicurezza e per l’economia sia del singolo utente che dell’intero Paese.In base a queste premesse, attraverso un semplice sillogismo, è facile constatare quale sia la situazione delle nostre scuole, costruite soprattutto nel dopoguerra, a livello di efficienza energetica. Non ha senso infatti trattare temi altisonanti quali la robotica, la domotica, il risparmio energetico se prima non si interviene sugli involucri degli edifici, che spesso rappresentano, dal punto di vista energetico, vere e proprie strutture “colabrodo”. La maggior parte di queste costruzioni sono state realizzate in un periodo in cui vi era scarsa sensibilità sui temi del risparmio energetico, per cui si possono definire “realtà energivore”.  A ciò va aggiunta la considerazione che, attualmente, i consumi del settore terziario anche per il fatto che non siamo ancora totalmente usciti da una crisi economica di portata mondiale, stanno superando quelli industriali. Di qui l’esigenza da un lato di sviluppare energia da fonti rinnovabili, prevedendo ad esempio l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti delle scuole e degli edifici in generale e, dall’altro, di ricorrere ad opportune tecnologie per conseguire una maggiore efficienza ed un effettivo risparmio energetico. In tal senso vanno prese in considerazione le vere necessità degli occupanti di un edificio, cercando di gestire gli impianti in base alle loro reali esigenze, tramite sistemi di supervisione, regolazione e controllo.

A partire dalla Norma chiave in materia, cioè la Direttiva 91, ossia la Energy Performance of Building EPBD, è stata introdotto il concetto di efficienza energetica e prestazionale degli edifici. L’utilizzo di tecniche e dispositivi di regolazione degli impianti rende possibile l’attuazione di processi intelligenti di automazione di tutte le funzioni ed utility – riscaldamento, raffrescamento, acqua calda sanitaria, ecc.- che richiedono una progettazione parallela a quella impiantistica finalizzata al controllo ed alla regolazione degli impianti per ridurre al massimo gli sprechi. Essi dovranno andare di pari passo con costanti controlli e monitoraggi dei consumi energetici attraverso le moderne tecnologie, per addivenire al concetto di smart building, ossia edifici intelligenti in grado di autoregolarsi continuamente.Purtroppo, la maggior parte degli edifici scolastici sono ancora lontani da questi modelli prestazionali, ma ciò non toglie che, in attesa di adeguati interventi di ristrutturazione e di riqualificazione energetica che si rendono necessari ed urgenti, non si possano nel frattempo mettere in atto alcune buone prassi e modelli comportamentali da parte degli stessi occupanti. In tal senso, l’efficienza energetica deve necessariamente andare di pari passo anche con le iniziative individuali. Si tratta di un tema, peraltro, che trova grande riscontro nell’opinione pubblica, anche con la nascita di movimenti come quello di Greta Thunberg.

 La domanda fondamentale è: un’inversione di tendenza è possibile? In caso affermativo, gli utenti degli edifici scolastici cosa possono fare per favorire la sostenibilità ambientale e dare il loro contributo nel tentare di arrestare la rapida corsa che sta compiendo il nostro pianeta contro il surriscaldamento globale?Di certo gli interventi di carattere tecnologico ed organizzativo non hanno senso se non sono abbinati alle buone pratiche personali e, soprattutto, collettive.Anche le scuole svolgono un ruolo da protagoniste nella lotta contro il surriscaldamento globale. Quanto consumano le nostre scuole? Quanto inquinano e quante sono le risorse sprecate ogni giorno? Una fonte autorevole sulla questione è l’ENEA (Agenzia Nazionale per l’Efficienza Energetica), che qualche tempo fa ha prodotto una guida rivolta agli Amministratori pubblici ed ai Dirigenti Scolastici con indicazioni in merito agli interventi sull’efficienza energetica degli edifici che gestiscono. Ciò costituisce un segno evidente che, per ottenere dei risultati, è necessario coinvolgere sia chi amministra gli edifici, ma anche chi li utilizza, vivendoli giorno dopo giorno: studenti, docenti, personale ATA.

Certo, non sta a loro il miglioramento della dotazione tecnica delle strutture, dal punto di vista dell’edilizia e del dispendio energetico, eppure, la messa in atto di buone pratiche può incidere sui consumi totali dell’edificio e fare la differenza.  Alcuni esempi: spegnere le luci, ove possibile, servendosi della luce naturale, spegnere i PC e le apparecchiature elettroniche una volta terminato di usarli, organizzare al meglio l’uso degli spazi, controllare le chiusure dei serramenti nel periodo invernale per non disperdere calore nell’ambiente. Incaricare uno o più addetti che spengano la luce quando si esce dalla classe. Evitare di tenere abbassate le tapparelle per poi accendere le luci. Richiedere l’installazione di lampade a risparmio energetico, ad esempio a led.  Si potrebbe anche evitare l’utilizzo di luci esterne nelle ore notturne, soprattutto quelle che sono inutilmente rivolte verso l’alto e che favoriscono l’“inquinamento luminoso”. La “Giornata Nazionale contro l’inquinamento luminoso” e “Mi illumino di meno” sono occasioni che non dovrebbero mancare nel calendario scolastico, abbinate a progetti attivi sul territorio. In inverno, al momento dell’accensione degli impianti di riscaldamento, regolare e impostare la temperatura ambientale prevista per gli istituti scolastici con un minimo di tolleranza in relazione alla zona climatica in cui si trova inserito l’edificio, ricordando che temperature oltremisura comportano notevoli sprechi di energia. 

Da parte degli insegnanti, promuovere iniziative culturali, interventi in classe, conferenze e partecipazione a convegni e concorsi sulle tematiche relative all’Agenda 2030. Stimolare negli allievi la raccolta differenziata dei rifiuti, sia negli ambienti scolastici che in mensa. Eliminare, se possibile, l’uso di bottigliette e contenitori in plastica, sostituendoli con borracce. Ridurre al minimo lo spreco di acqua. Dosare l’uso dei materiali, in particolare la carta (fotocopie, fogli, cartoncini, cartelloni). Stimolare l’uso di materiai poveri e prodotti di riciclo.Tali condotte sostenibili, che facilitano un percorso diretto al risparmio energetico, potranno avere ricadute sulle famiglie, che verranno stimolate nel portare avanti in modo consapevole tali atteggiamenti. I nuclei familiari, in tal senso, attraverso l’esempio dei figli sensibilizzati a scuola, possono essere condotti a una riconsiderazione dei propri consumi domestici.Per concludere, è di fondamentale importanza pensare che la trasmissione di abitudini e modi di agire virtuosi diventi parte integrante del percorso di formazione, inserito nei traguardi per lo sviluppo delle competenze, negli obiettivi di apprendimento ed avvalorato attraverso l’attuazione di compiti di realtà.Studentesse e studenti devono essere coinvolti il più possibile in tali processi attraverso dibattiti, discussioni in classe, visione di filmati o partecipazione ad iniziative che li rendano consapevoli di essere i protagonisti di un processo che dev’essere il più possibile all’insegna della sostenibilità e renderli cittadini del domani consapevoli che il futuro nasce dalle nostre scelte di ogni giorno.

Francesca Zanini (04/09/72), veronese, insegnante di ruolo nella scuola primaria, laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Verona. Abilitata al ruolo di Giornalista Pubblicista presso l’Ordine dei Giornalisti del Veneto dopo aver svolto praticantato presso una rivista mensile specializzandosi in narrativa contemporanea con recensioni su scrittori esordienti. Nella scuola ha ricoperto diversi incarichi, fra i quali Tutor di docenti neoimmessi in ruolo e Curricolo, per cui ha svolto la mansione di Funzione Strumentale. Recentemente ha acquisito l’idoneità all’insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria frequentando il corso triennale di formazione linguistica autorizzato dal Ministero. Fra gli interessi principali, oltre alla narrativa, vi sono l’arte, la filosofia e la gastronomia.

 

 

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