Un progetto ecologico: dalle idee alle pratiche 

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L’educazione allo sviluppo sostenibile è diventato un obiettivo strategico nell’Agenda 2030 per il presente e per il futuro del nostro Paese.

Ci troviamo in un tempo storico che impone al mondo intero, e in fattispecie all'Italia e all'Europa, scelte radicalmente diverse da quelle prese in passato: lontane dal modello produttivo tradizionale, rivolte verso un nuovo modello di economia che rispetti l'ambiente, orientate ad una società che non produca solo rifiuti ma sappia creare ricchezza e benessere con il riutilizzo e la rigenerazione delle risorse. Pertanto è necessario un energico cambiamento di visione che coinvolga le istituzioni, le imprese e i singoli cittadini. Questa nuova consapevolezza nazionale non può che iniziare dalle scuole e dagli studenti, di tutte le età. In particolare, dai più giovani, quelli che potremmo chiamare “nativi ambientali” che nella quotidianità dei comportamenti trova la chiave di volta naturale nel rispetto dell'ambiente in cui vive. Il processo compartecipato messo in atto dalla L. 107/2015 parte dall’affermazione che “l’istruzione è l’unica risposta alla nuova domanda di competenze espresse dai mutamenti economici e sociali” e che è necessario sviluppare negli studenti “la curiosità per il mondo e il pensiero critico”. I contesti e i territori diventano parte attiva di questi processi di costruzione del sapere: vengono condivisi i principi di riferimento ed “i nativi” sperimentano in concreto, nell’ambiente stesso, i nuovi modelli e le nuove regole nella consapevolezza del rapporto di interdipendenza. 

Questa estensione dell’educazione nel territorio prevede, da un lato, l’importanza delle reti locali per l’Educazione Ambientale, dall’altra il fondamentale ruolo delle Amministrazioni centrali nell’indicare i principi guida e le priorità tematiche globali da calare strategicamente nei contesti in cui si agisce. Nell’ambito della Strategia Europa 2020, particolare attenzione è posta alla formazione di competenze adeguate e correlate ai nuovi mestieri in campo ambientale. In tal senso, nell’ambito di programmi educativi e formativi, rivolti alla scuola secondaria di secondo grado, è fondamentale rendere coerenti obiettivi e contenuti con lo sviluppo di competenze chiave per le nuove professioni ambientali. Le tematiche ambientali ritenute prioritarie andranno sviluppate in percorsi didattici pensati per i diversi ordini di scuola, in coerenza e in funzione delle modalità dell’assetto ordinamentale scolastico raccordandosi a quanto suggeriscono i DPR n. 87, 88 e 89 del 2010, per gli istituti professionali, tecnici e dei licei; il D.lgs. 61/2017 (Revisione dei percorsi dell’istruzione professionale) e la C.M. del 27 ottobre 2010, in merito l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione in tutte le scuole di ogni ordine e grado; e infine le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, recentemente integrate con il documento “Indicazioni Nazionali e nuovi scenari” pubblicato nel febbraio 2018. 

Un progetto di educazione ambientale in una scuola potrebbe partire dal coinvolgimento degli alunni in attività che si sviluppino nel proprio territorio (es.orti scolastici, laboratori sulla biodiversità in collaborazione con la Guardia forestale, ecc), affinché possano coinvolgerli maggiormente. Infatti, l’ambiente intorno alla propria casa, il quartiere in cui vivono gli alunni, costituisce lo spazio in cui trascorrono gran parte della loro vita. Ciascuno può concorrere in maniera personale a migliorare il proprio ambiente di vita. La scuola può avere, in tal senso, un grande ruolo di promozione. L’apertura della scuola al territorio, diventa compito specifico dell’educazione ambientale e favorisce progetti che permettono di conoscere il proprio territorio, sviluppando con esso un senso di appartenenza radicato e concreto. Utilizzare il territorio come luogo di insegnamento/apprendimento ha come obiettivo generale quello di costruire una scuola sempre più adeguata nel preparare cittadini partecipi e responsabili, capaci di confrontarsi con la complessità ambientale e in grado di proporre soluzioni in caso di situazioni problematiche. 

Una prima azione da programmare potrebbe consistere nell’osservazione e nella rilevazione dei danni prodotti all’ambiente dall’uomo, con comportamenti scorretti, quali, ad esempio, quelli legati alla mancanza di differenziazione nella raccolta dei rifiuti, oppure all’abbandono di rifiuti nelle strade, nei boschi, nei parchi. Potrebbero essere programmate, quindi, delle giornate durante le quali gli alunni si dedichino all’esplorazione ed osservazione del territorio, per poi dedicarsi alla pulizia dello stesso, attività che ha anche una grande rilevanza civile (es. l’iniziativa italiana “Diecimila per l’ambiente”). Nondimeno, si possono stabilire dei contatti con le agenzie per i servizi ambientali del territorio, al fine di programmare, presso un ecocentro, degli incontri formativi con gli allievi, durante i quali potrebbero essere illustrate le modalità di riciclo dei rifiuti e la loro corretta differenziazione. Meglio ancora se esistono opportunità di visitare sul territorio centri di produzione di energia sostenibile (es. pale eoliche, biogas, ecc.), ambienti di sviluppo delle biodiversità, o altro che permetta di confrontarsi sulle tematiche chiave di volta per uno sviluppo del pianeta rispettoso delle persone e dell’ambiente, incentrato sulla pace e sulla collaborazione, capace di rilanciare anche a livello nazionale lo sviluppo sostenibile. Un’ulteriore attività potrebbe riguardare la risorsa acqua, che assume un ruolo centrale per affrontare tematiche connesse non solo a problematiche di tipo prettamente ambientale, ma costruire percorsi che intersechino tematiche sociali ed economiche e salutistiche. 

Quello dell’acqua è un tema complesso, che può essere affrontato secondo diverse dimensioni e prospettive: acqua come risorsa naturale; acqua come bene comune da non sprecare (progetti “Spreco Zero”); acqua come fonte di conflitti o risorsa da condividere; acqua e società (povertà, salute, città, donne e bambini); acqua e agricoltura; sprechi e perdite di acqua; acqua e cambiamenti climatici; acqua come alimento. Per una riflessione didattica con gli allievi può essere interessante affrontare la tematica risorsa idrica analizzando le problematiche legate direttamente e non alle attività antropiche, per far emergere fattori di pressioni, inquinamento e possibili soluzioni. La collaborazione, poi, di enti e associazioni territoriali, sia per arricchire il percorso formativo, che per offrire agli studenti opportunità di sperimentare percorsi laboratoriali strutturati con materiali e strumenti adeguati, permette alla scuola di essere una realtà che vive e si sviluppa nell’impegno a declinare gli obiettivi strategici dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile nell’ambito della programmazione economica, sociale ed ambientale. 

Milena Venturi (02/10/1961) di Verona, docente nella scuola primaria e per scelta nel ruolo di sostegno con Specializzazione triennale. Laureata con 110 e lode in Scienze dell’Educazione-Esperto nei processi formativi. Conseguo il Master I livello in Legislazione scolastica e Negoziazione presso l’Università di Perugia ed il Master di I livello in Mediazione familiare presso l’Università di Verona. Ho seguito corsi di musicoterapia e psicomotricità. Ho svolto attività di arteterapia con il prof. Luigi Scapini ed ho tenuto corsi residenziali e workshop di “Sostegno alla genitorialità” presso una “struttura di protezione” per minorenni in provincia di Verona. Mi sono formata come pedagogista clinico ed iscritta all’albo dei pedagogisti SINPE. Nell’ambito delle istituzioni scolastiche sono stata membro del Consiglio d’Istituto ed ho ricoperto diverse funzioni e ruoli nei seguenti gruppi di lavoro RAV/PdM, Comitato Valutazione del servizio dei docenti, Tutor, Intercultura. Sono volontaria in un’associazione nazionale di clown therapy. 

 

 

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