Patto educativo di corresponsabilità: il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me

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Il patto educativo di corresponsabilità viene introdotto nel 2007 con DPR 235/2007, il quale ha novellato il DPR 249/1998 (“Regolamento recante lo statuto delle studentesse e degli studenti”) inserendo la disposizione di cui all’art. 5 bis che recita così: Art. 5-bis (Patto educativo di corresponsabilità).


1. Contestualmente all’iscrizione alla singola istituzione scolastica, è richiesta la sottoscrizione da parte dei genitori e degli studenti di un Patto educativo di corresponsabilità, finalizzato a definire in maniera dettagliata e condivisa diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie.
2. I singoli regolamenti di istituto disciplinano le procedure di sottoscrizione nonché di elaborazione e revisione condivisa, del patto di cui al comma 1.
3. Nell’ambito delle prime due settimane di inizio delle attività didattiche, ciascuna istituzione scolastica pone in essere le iniziative più idonee per le opportune attività di accoglienza dei nuovi studenti, per la presentazione e la condivisione dello statuto delle studentesse e degli studenti, del piano dell’offerta formativa, dei regolamenti di istituto e del patto educativo di corresponsabilità.

Ma la domanda che sorge spontanea riguarda la necessità di stipulare un simile patto: perché nella scuola famiglie, studenti e docenti devono sottoscrivere un patto educativo? Perché si è sentita la necessità di stilare una sorta di accordo tra le varie componenti? Cosa è venuto a mancare negli anni che ha portato a questo passo? O forse si è sentito il bisogno di esplicitare il sottinteso?

Molti di noi sono andati a scuola quando l’insegnante aveva sempre ragione e il genitore tornava a casa dopo il colloquio con la classica frase “puoi fare di più”, sicuramente frustrante, ma che portava ad interrogarci su quali aspetti avremmo potuto migliorare nel nostro studio o semplicemente ad ammettere una verità palese, senza compromettere il nostro futuro, senza sviluppare in noi complessi.

E poi abbiamo cominciato ad insegnare, siamo passati dall’altra parte della barricata in una società in costante evoluzione e strada facendo, abbiamo realizzato che stavano venendo a mancare certi punti fermi sui ruoli educativi e, spesso, le famiglie delegavano alla scuola l’educazione dei figli. In alcuni casi, le stesse famiglie sembravano complici dei figli, dimenticando che anche a loro fosse attribuito il ruolo di adulti e di educatore.

Nella nostra esperienza scolastica abbiamo incontrato, purtroppo, genitori pronti a difendere i propri figli a prescindere, a cercare un colpevole non in casa loro, a denunciare il prossimo, memori solo dei propri diritti e poco dei loro doveri, in primis verso i figli stessi, genitori assenti e in difficoltà a porre dei limiti, a dire dei no, genitori fragili con cui era difficile confrontarsi.

Il patto educativo di corresponsabilità serve per ricordare a tutte le componenti della scuola il sottinteso, l’importanza del chi fa cosa, sottolineando diritti e doveri, cercando di rimarcare i ruoli e i valori che si erano un po’ persi per strada: fiducia e rispetto. 

Questo strumento viene redatto dalle singole scuole che, nel rispetto dell’autonomia, possono strutturarlo e organizzarlo in modo discrezionale, sulla base dei propri regolamenti di Istituto. Di fatto, è un’alleanza educativa con le famiglie per arginare comportamenti difficili, per rammentare le responsabilità di ciascuno, per migliorare l’ambiente scolastico.

E’ triste pensare che sia stato necessario redigere una sorta di codice di comportamento per vivere insieme, per ricordarci cosa fare, anche se il patto di corresponsabilità da solo non basta. 

In questo settembre 2020, il patto di corresponsabilità è stato rivisto, perché era necessario aggiungere tutte le norme legate ai comportamenti da tenere a scuola per contrastare la diffusione del Covid 19, ma questi nuovi punti ci riportano alle responsabilità  di ciascuno, al codice di onore che dovrebbe essere rispettato perché patrimonio di ognuno. 

Diciamo che il patto di corresponsabilità serve per fare chiarezza, è un aiuto in momenti di difficoltà educativa ed oggi ci permette di mantenere una linea comune all’interno di un sistema di valori, purtroppo, falsati spesso da messaggi fuorvianti.

Non basta, però, scrivere un regolamento, bisogna viverlo, crederci, sentirlo proprio. Se capisco che questo strumento mi rappresenta, non ho bisogno di norme e divieti, che qualcuno o qualcosa mi dica come comportarmi perché già mi appartiene ed è il messaggio più importante da trasmettere agli studenti e alle famiglie.

Il patto è un mero accordo morale, non ha il valore di una legge, ma mi ricorda che Kant, in una delle sue più celebri pagine, scriveva: “il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”. 

Roberta Maietti, milanese doc , laureata in lettere moderne , con la specializzazione in Comunicazione sociali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è  docente di lettere dal 1990. Attualmente insegna all’Istituto Professionale di Stato  “L. Milani” dove, dal 2001, ha ricoperto numerosi incarichi: Referente Progetto salute, commissione formazione classi, commissione orario, coordinatore di classe, Funzione strumentale all’inclusione alunni stranieri, Funzione strumentale all’orientamento, membro del CdI, esperto interno, valutatore e coordinatore Progetti  Pon Fse, ed è, ad  oggi,  primo collaboratore del Dirigente Scolastico. 

 

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