Perché devo dare ragione agli insegnanti di mio figlio

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

“Perché devo dare ragione agli insegnanti di mio figlio” è il titolo, provocatorio, del libro di Maria Teresa Serafini, docente e scrittrice, autrice di grammatiche italiane e antologie per la scuola e di manuali di scrittura e comunicazione.

La tematica trattata nel testo nasce dal fatto che negli ultimi anni si percepisce una sorta di disagio, talvolta espresso come tensione, talaltra come conflitto, nei rapporti tra scuola e famiglia, fra insegnanti da un lato e genitori dall’altro. Mentre una volta era in voga lo slogan “L’insegnante ha sempre ragione!” ora tale imperativo non vale, soprattutto considerando che, in mezzo a tutta una serie di articolate e complesse variabili, ci sono di mezzo i ragazzi. Si tratta, nell’insieme, di un libro che svolge, in modo ampio ed articolato, un doppio ruolo compiendo “un’autoanalisi del modo in cui si vive il ruolo di genitore” attraverso una disamina di strategie e modi di miglioramento. Ma è indirizzato anche agli insegnanti, con spunti di riflessione su come impostare e gestire i rapporti con le famiglie.Il testo ampio, articolato e corredato da numerosi esempi e da una ricca bibliografia, parte dagli aspetti genitoriali e familiari, si riferisce poi agli insegnanti ed al contesto scolastico per giungere quindi, nella parte finale, ad una sintesi nell’incontro tra i due aspetti.Partendo da un excursus sui modelli familiari e genitoriali, Maria Teresa Serafini traccia il modello di famiglia ideale nella famiglia autorevole che, a differenza delle famiglie autoritaria e permissiva, ha poche regole chiare ed è in grado di guidare i figli nei loro percorsi di vita rimanendo ad una certa distanza ed operandosi per renderli il più possibile autonomi e responsabili. Si tratta di un modello familiare fondato sul dialogo e sul rispetto reciproco.

Lo scopo che si prefigge questa tipo di famiglia è quello di far crescere figli competenti, generosi, rispettosi ed equilibrati che si muovono ed operano nel complesso sistema famiglia-scuola-extrascuola. Sono genitori che, in primo luogo, si impegnano ad individuare le abilità e le predisposizioni personali dei propri figli o “character skills” che sono fondamentalmente cinque: coscienziosità, apertura all’esperienza, estroversione, amicalità, stabilità emotiva. Ciò concerne abilità che aiutano i ragazzi a risolvere i problemi ed a mettersi in relazione con gli altri.Con molta probabilità tali caratteristiche, se ben sviluppate, portano alla buona riuscita della persona sia nella scuola che nella vita. La coscienziosità, in particolare, andrebbe unita a buone capacità organizzative e ad un buon uso del tempo. Nello sviluppo di tali aspetti la famiglia ha un ruolo preponderante, ma ciò avviene soprattutto attraverso il “buon esempio”. Nello sviluppo di tali aspetti la famiglia deve lottare con la presenza delle tecnologie e con l’uso dei social, stimolando nei figli un impiego consapevole e non totalizzante di tali mezzi. Sulla scia del pensiero di Pierangelo Soldavini, giornalista esperto nelle tematiche legate alle tecnologie, si può affermare che “il digitale innova la classe, ma non da solo”. In classe, il lavoro va infatti guidato dall’insegnante ed organizzato con professionalità e competenza didattica e finalizzato ad un preciso scopo o ambito operativo.

Ma è in particolare su questi ultimi aspetti – la relazione e l’uso delle tecnologie – che anche il ruolo della famiglia dev’essere valorizzato interagendo con quello della scuola. Benché la scuola sia popolata di “nativi digitali- a differenza degli adulti che sono “immigrati digitali”- e non possa più fare a meno delle nuove tecnologie, deve farsi carico di incoraggiare i ragazzi ad un uso critico e consapevole di tali mezzi. Ancor più complesso per gli insegnanti è favorire la relazione all’interno della classe, ossia individuare percorsi e strategie che mirino alla flessibilità, al lavoro di gruppo e all’interazione tra pari. In una realtà, come quella attuale, in cui la varietà dei modelli educativi familiari e degli stili di vita si riflette in concreto in una sempre maggiore presenza di classi eterogenee, più o meno gestibili, talvolta addirittura “esplosive” e dove ormai ciascun alunno rappresenta un caso sé, da osservare e valorizzare, l’aspetto della relazione si presenta per i docenti assai articolato, sia nei confronti degli alunni che dei genitori.

Secondo il noto psicoanalista e saggista Recalcati il docente svolge un ruolo rilevante perché fornisce strumenti per imparare ad apprendere sapendo valorizzare gli studenti nelle loro particolarità, senza mirare ad una uniforme normalità nell’ambito della propria classe. Questo è ciò che un bravo docente dovrebbe, con le capacità e l’esperienza professionale, essere in grado di fare. Ma per giungere a tali competenze, più facili da scriversi o dirsi che da applicare, i maestri o i professori dovrebbero riuscire a stabilire con i propri alunni in primo luogo, ma anche con i colleghi e con i genitori, un rapporto empatico. Pare che proprio in tali aspetti, stia la forza della scuola, un ambiente – di apprendimento e di socializzazione – il cui ruolo è cambiato parallelamente alle trasformazioni sociali e che si trova a preparare i ragazzi verso un futuro di cui non si conoscono esattamente gli sviluppi. Ciò porta genitori ed insegnanti a momenti di disorientamento ed i giovani a forme di profonda insicurezza e smarrimento data dall’assenza di futuro, ma che non dovrebbe mai sfociare in forme di nichilismo. Su questi aspetti, peraltro, vi sono ricerche e studi approfonditi del noto filosofo contemporaneo Umberto Galimberti, si veda, a titolo di esempio, il saggio “L’ospite inquietante”.

Non bisogna trascurare lo sviluppo, da parte di insegnanti e genitori, del senso critico e della capacità di ragionamento, visti i recenti risultati, negativi per gli studenti italiani delle ultime prove Invalsi, in particolare di italiano. Dagli sviluppi dell’indagine internazionale “OCSE – PISA” 2018, sarebbe emerso che gli studenti del nostro Paese rappresentano il fanalino di coda rispetto agli altri Paesi partecipanti. Per tale motivo sono in fase di progettazione interventi concreti per risollevare gli studenti italiani – soprattutto nel campo della comprensione dei testi e nella distinzione tra fatti e opinioni – dalla spiacevole situazione di “ultimi della classe”.Ai nostri giorni il compito dei docenti è sempre più difficile e, così come il padre, all’interno della famiglia, pare avere perso il ruolo di “detentore delle regole” diventando “padre-testimone” (Recalcati), allo stesso modo l’insegnante pare non essere più la figura di riferimento per gli studenti, ossia il detentore del sapere e dell’autorità. Così per far leva sugli studenti, oltre ad avere o crearsi con l’esperienza doti di empatia, dovrebbe possedere grande umanità, interesse per la lettura e per la cultura e indubbia professionalità.

Un altro momento in cui il ruolo dell’insegnante va ad interfacciarsi con quello delle famiglie è l’assegnazione dei compiti a casa. In questo campo esiste un continuo e talvolta acceso dibattito che abbraccia sia insegnanti che genitori e sul quale vi è una ricca bibliografia, sia cartacea che digitale dove non mancano critiche, ma anche suggerimenti e consigli. La tematica dei compiti a casa è forse l’esempio più semplice e chiaro di come avviene l’interazione fra scuola e famiglia, sia in senso positivo che negativo. Si è dimostrato comunque attraverso studi, osservazioni e ricerche che se l’insegnante dimostra un buon equilibrio nell’assegnazione dei compiti e la famiglia cerca di valorizzare l’operato dei docenti, sostenendo i figli nella propria pianificazione personale sia scolastica che extrascolastica ed attuando strategie di lavoro produttivo ed organizzazione, i ragazzi acquisiscono maggior sicurezza e, nella maggior parte dei casi, giungono a buoni successi scolastici. La scuola, dal canto, suo lavorerà sulla motivazione, sul metodo di studio e sulla metacognizione, abilità quest’ultima fondamentale nel campo scolastico, ma soprattutto nella vita.

Bisogna tener presente che anche in caso di errori, anche da parte degli insegnanti – nessuno è perfetto – la maggior parte delle situazioni problematiche si possono risolvere grazie al dialogo fra scuola e famiglia o fra famiglia e scuola. L’importante è che tale dialogo si svolga, da entrambe le parti, nei modi adeguati. Il testo di Maria Teresa Serafini è ricco in tal senso di esempi, modelli e consigli.Il dialogo si rivela importante sia fra genitori e figli che fra famiglie da un lato e scuola dall’altro ed investe anche un aspetto importante e delicato quale quello della valutazione che assume oggi nella scuola un’attenzione e uno spazio enormi. Si tratta di uno degli aspetti del lavoro dell’insegnante che viene maggiormente preso in considerazione dalle famiglie. Spesso i genitori ritengono di poter giudicare apertamente una valutazione, a torto o a ragione. Ma la valutazione, come sottolinea l’autrice, Maria Teresa Serafini, non è soltanto un voto, è molto di più: è lo strumento per dare ai ragazzi indicazioni su quali parti del programma approfondire e su come migliorarsi e crescere.A scuola i ragazzi ricevono molte valutazioni, durante il corso dell’anno e a fine anno. Si tratta di una preparazione ai “voti della vita”: esami, concorsi, prove, in particolare nell’ottica della formazione permanente. La valutazione implica, necessariamente, “soggettività”, per questo è importante da parte degli insegnanti che, all’inizio dell’anno, vengano resi espliciti i criteri di attribuzione dei voti, in un clima sereno e fiducioso.

La comunicazione fra scuola e famiglia che, come abbiamo visto, è sempre importante, diventa fondamentale nel caso di alunni con problemi di apprendimento (BES e DSA). Se all’interno della classe ciascun alunno ha “necessità individuali” importanti da capire e valorizzare attraverso strategie educative e didattiche che lo aiutino a crescere bene, nel caso di ragazzi con disturbi dell’apprendimento le difficoltà possono essere affrontate e le qualità personali valorizzate nell’ottica dell’inclusione.Qui entrano in campo a pieno titolo la preparazione personale, le inclinazioni e le competenze dell’insegnante, in altre parole la sua professionalità che, oggi come oggi, è resa complessa e difficoltosa dalla burocrazia, dai tanti progetti, dalla correzione di elaborati e verifiche, da riunioni, scrutini e programmazioni individualizzate e incarichi. Da ciò deriva che stare in classe e nella scuola, anche per l’insegnante più esperto non è facile, soprattutto nel caso di classi difficili in cui sono presenti alunni poco rispettosi ed educati. Va infatti tenuto presente che, oltre alle personalità ed alle problematiche individuali degli alunni, vi sono le dinamiche di gruppo. I genitori non dovrebbero pertanto giudicare o criticare i docenti, ma comprenderli e provare ad immedesimarsi in loro, capire il loro punto di vista ed i loro obiettivi generali, nella prospettiva di una dinamica complessa che coinvolge un intero gruppo-classe e non solo gli aspetti specifici relativi al proprio figlio.

Si tratta, da parte dei genitori, di cercare di avere un approccio costruttivo che porti a strategie intelligenti e creative per superare eventuali crisi. Ciò cercando di evitare scontri o coinvolgimenti esterni. In tal senso è fondamentale la partecipazione dei genitori alle assemblee (la prima assemblea di apertura dell’anno scolastico è sempre molto importante), ai colloqui e a tutti i momenti stabiliti a livello collegiale, come pure la collaborazione attiva, attraverso modi e forme concordate con i docenti e il Dirigente.Di fatto, le famiglie possono fornire un proprio contributo rivolto a potenziare le attività ed i progetti della scuola e vi sono numerosi esempi positivi in tal senso. Le motivazioni per giungere ad un proficuo rapporto scuola-famiglia sono molte e vanno dal non contraddire e screditare i docenti, soprattutto di fronte ai propri figli, ma lasciando loro compiere il proprio lavoro. È necessario comprendere che l’insegnante ha la visione dell’intera classe e non è limitato a singoli casi, capire che opinioni discordanti portano confusione e disorientamento nei ragazzi che potrebbero pertanto perdere la fiducia nei propri insegnanti. 

I genitori devono essere consapevoli che i “no” e i voti scarsi rendono i ragazzi più forti e reattivi di fronte a talune difficoltà e delusioni della vita. Infine, ma non da ultimo i ragazzi, con il contributo dei genitori, devono imparare a rispettare le persone che rappresentano le istituzioni e costituiscono l’autorità. Infatti – come sostiene l’autrice - i rapporti fra scuola e famiglia non sono come una partita di calcio in cui c’è chi vince e chi perde, ma si può vincere tutti e trasformare il rapporto tra famiglia e insegnanti in una partita in cui entrambi sono vincitori, entrambi protagonisti di un dialogo in cui è posto, al centro, il progetto comune della buona crescita dello studente e del suo futuro ruolo nella società. Posso concludere affermando - dopo l’interessante lettura del libro e le considerazioni che ne sono scaturite - che vi sono, anche oggi, in una società tanto complessa e fluida, numerosi e validi motivi per dare ragione agli insegnanti nell’arduo compito pedagogico ed educativo che sono chiamati a svolgere affinché i nostri figli possano diventare protagonisti delle proprie conquiste ed artefici del proprio agire, veri e propri cittadini del domani.

Francesca Zanini (04/09/72), veronese, insegnante di ruolo nella scuola primaria, laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Verona. Abilitata al ruolo di Giornalista Pubblicista presso l’Ordine dei Giornalisti del Veneto dopo aver svolto praticantato presso una rivista mensile specializzandosi in narrativa contemporanea con recensioni su scrittori esordienti. Nella scuola ha ricoperto diversi incarichi, fra i quali Tutor di docenti neoimmessi in ruolo e Curricolo, per cui ha svolto la mansione di Funzione Strumentale. Recentemente ha acquisito l’idoneità all’insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria frequentando il corso triennale di formazione linguistica autorizzato dal Ministero. Fra gli interessi principali, oltre alla narrativa, vi sono l’arte, la filosofia e la gastronomia.

 

 

M.A.GI.C. - Education Training

Tel.0832.521887 - Cell. 368.581458
Via Arturo Caprioli N°8 - 73100 Lecce
P.I.05034810753 - Email luigimartano51@gmail.com

© M.A.GI.C. Education Training di Luigi Martano All Rights Reserved.Design By Promowe.it

Search