FAMIGLIE E SCUOLA: UN RAPPORTO NON SEMPRE LINEARE

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Nel 1974, quarantacinque anni or sono, fanno il loro ingresso nella scuola quelli che nella vulgata saranno per tutti i “decreti delegati”, cinque DPR che segnano una svolta importante per il sistema scolastico italiano. In particolare con il 416 vengono istituiti gli organi collegiali così come li conosciamo oggi.

Permettere ai genitori o addirittura agli studenti di prendere parte alle decisioni che riguardavano la vita scolastica fu un’autentica rivoluzione e ricordo me adolescente impegnata (ho cominciato molto presto a occuparmi di politica) intavolare lunghe discussioni a difesa di questa innovazione, inevitabilmente osteggiata da chi temeva che essa avrebbe condizionato, se non compromesso, l’autonomia degli insegnanti. 

Alla luce di quanto è accaduto in questi ultimi anni, verrebbe facile il rimando manzoniano “del senno di poi ne son piene le fosse”, ma intimamente, e non solo per convinzione, diciamo pure ideologica, continuo ad essere convinta che la presenza delle famiglie nel processo decisionale inerente alle questioni scolastiche abbia avuto un importante valore di democratizzazione di una istituzione all’epoca granitica e polverosa. Certo molte ombre hanno appannato la ratio di quella scelta storica: abbiamo assistito ad una progressiva erosione di spazi di libertà, prima unicamente gestiti dall’istituzione scolastica; c’è stata una indubitabile, e spesso molesta, pretesa di certi genitori di intromettersi anche in questioni che restano in capo al personale scolastico. A volte ho avuto l’impressione che fosse passato l’erroneo messaggio che la scuola dovesse piegarsi a logiche ad essa estranee, magari per favorire lobby, che in certi territori si costituiscono intorno a potentati o famiglie influenti. Vale la pena sottolineare che l’istituzione scolastica resta quella della Repubblica, al servizio della comunità tutta, alla quale deve rispondere, sempre seguendo i dettami della Costituzione.

La crescente ingerenza di alcuni genitori e la pavida ritrosia a porvi un freno da parte di dirigenti scolastici sempre più ostaggio degli stakeholders, avallata da decisori politici più attenti al loro tornaconto elettorale che non ai principi democratici, ha creato in questi anni, in particolare negli ultimi dieci o vent’anni, evidenti storture, che hanno riportato giustamente in auge le critiche all’intero impianto dei decreti delegati.Da più parti si sono levate voci in favore di una riforma degli organi collegiali per rispondere ad una accresciuta ostilità della categoria verso lo strapotere dei genitori. Senza arrivare a dover ricordare le minacce e le aggressioni a cui certi colleghi sono stati e continuano ad essere sottoposti, è indiscutibile la pressione che molti di noi avvertono quando si relazionano con le famiglie, e questo non fa certo bene a quello spirito di cooperazione che dovrebbe essere alla base di tale rapporto.Impossibile realizzare un’autentica alleanza educativa tra soggetti, che, seppure a parole, perseguono lo stesso fine, non si sentano poi nei fatti azionisti alla pari.

Tale soggezione “psicologica” degli operatori scolastici è il risultato di anni di svilimento della funzione docente e del valore della mission del sistema scuola in toto. Occorre riguadagnare credibilità per non vedere mortificato il nostro lavoro quotidiano e per poter davvero interagire positivamente con i nostri interlocutori naturali, che sono proprio gli studenti e le loro famiglie. Fino a quando non troveremo un equilibrio in questo complesso rapporto non saremo neanche in grado di porre un freno ai problemi veri che affliggono la scuola italiana: i bassi livelli di istruzione, la dispersione, il bullismo, l’emarginazione. Mi auguro che una visione di lungo periodo, accompagnata da politiche che valorizzino finalmente la nostra istituzione, possa davvero dare nuovo impulso ad una situazione al momento stagnante.

ERSILIA DI GIACOMO Docente (felicemente) di sostegno da 25 anni. Mi occupo di inclusione da sempre. Sono stata funzione obiettivo (e questo testimonia della mia vetusta età) e sono attualmente funzione strumentale in questo ambito. Credo nell’aggiornamento professionale. Il mio ultimo master è in educazione interculturale. Ho fatto l’alfabetizzatrice e sono formatrice per i neoassunti per l’Usp di Modena. Vorrei la pensione ma so che poi mi annoierei, dunque resisto!

 

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