Ritorno nelle aule e gestione della sicurezza in tempi di Coronavirus

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Siamo nella fase in cui l’anno scolastico si sta chiudendo e per alunni, insegnanti, genitori, dirigenti scolastici e tutto il personale della scuola le energie sono proiettate alle operazioni di scrutinio, all’assegnazione dei voti e, naturalmente, per chi ne è direttamente coinvolto, allo svolgimento degli esami finali di primo e secondo ciclo.

Ma da parte di ciascun componente del sistema-istruzione è inevitabile volgere lo sguardo, per alcuni speranzoso, per altri preoccupato, sull’apertura del prossimo anno scolastico e, di conseguenza, sul tanto atteso ritorno nelle aule.In ciascuno di noi si fa strada, in relazione all’evoluzione delle notizie che apprendiamo sulla terribile epidemia del Coronavirus, il bisogno di tornare a vivere, recuperando la normalità fatta soprattutto di relazioni, incontri, vicinanza e contatti fisici. Questo desiderio naturale, purtroppo, si scontra con le esigenze di salute e sicurezza, conseguenti all’emergenza sanitaria. Per tornare alla piena normalità, secondo il parere di epidemiologi e ricercatori, interpellati giornalmente in veste di guru, bisognerà pervenire all’agognato vaccino. E poiché i tempi non saranno brevi, non possiamo certamente rinchiuderci all’interno di una sfera di cristallo.In attesa di momenti migliori in cui il virus sarà definitivamente sconfitto, le modalità di rientro in ambito scolastico devono essere dettate in concreto da protocolli e norme di sicurezza che tutelino l’utenza scolastica nel suo insieme.Ad oggi, l’unico caposaldo al quale aggrapparsi, è il decreto-legge dell’8 aprile 2020, n. 22 che delinea le “Misure urgenti sulla regolare conclusione e   l'ordinato   avvio del nuovo anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato”. Mentre per quanto riguarda lo svolgimento degli Esami di Stato è stato redatto il “Protocollo di sicurezza”, per ciò che concerne il rientro a scuola, previsto per settembre, il relativo Protocollo di sicurezza è tuttora vacante.

L’articolo 2 del suddetto Decreto, recita che, finché perdurerà la fase di emergenza Covid-19 saranno necessari il mantenimento delle distanze fra le persone, la sanificazione degli ambienti e la possibilità di uno sviluppo misto della didattica, alternata fra didattica “in presenza” e “a distanza”.Il primo banco di prova, per tutti, non solo per gli studenti, saranno i prossimi “Esami di Stato” del secondo ciclo che, secondo le previsioni, si svolgeranno in presenza. Nella fattispecie, le misure del Comitato Tecnico Scientifico riguardano l’intero svolgimento dell’esame, dalla pulizia delle aule sino all’uso dei dispositivi di protezione. Il testo è stato trasmesso al Ministero dell’Istruzione, ma ancora non si sa se saranno apportate modifiche, con ulteriori prescrizioni, dai tecnici ministeriali. Si parla di ingressi scaglionati, di uso di mascherine, di frequente ricambio d’aria negli ambienti, di sanificazione dei locali al termine di ogni sessione, di autocertificazioni sullo stato di salute degli studenti, dei docenti e del personale amministrativo.Sarà chiamata in causa anche la Croce Rossa: con una convenzione stipulata con il Ministero dell’Istruzione, il personale della Croce Rossa supporterà presidi e docenti in vista dell’esame di maturità in presenza, fornendo corsi di formazione per gli insegnanti ed assistenza nelle scuole, su chiamata dei presidi.Purtroppo, per quanto riguarda il rientro sui banchi a settembre, molti aspetti sono ancora da definire ed aleggiano nell’aria ipotesi ed alternative che si spera saranno chiarite da uno specifico protocollo di sicurezza, tuttora vacante.

Se da un lato l’ipotesi degli ingressi scaglionati nelle aule porta in primo piano la questione degli spazi, che per molte scuole – in base alle caratteristiche tecniche e strutturali - sono esigui, dall’altro la gestione di piccoli gruppi di alunni lascia invece emergere la tematica, molto dibattuta, delle carenze negli organici e, di conseguenza, delle modalità di assunzione dei docenti. Si fa strada, pertanto, l’ipotesi di mettere in atto, da parte dello Stato, piani straordinari di investimenti.Lo svolgimento della “didattica mista” – alcuni alunni “in presenza”, altri “a distanza”-, apre lo sguardo verso nuove opportunità che si sono sviluppate in questo periodo di chiusura delle scuole, ma anche a criticità, come l’impossibilità di coinvolgere tutte le famiglie, anche quelle con problemi di tipo economico, la gestione degli alunni con difficoltà di apprendimento, degli alunni con handicap, i rischi legati ad un’eccessiva esposizione dei bambini davanti agli schermi di computer e supporti tecnologici.Dubbi che emergono anche affrontando le tematiche degli ingressi scaglionati, dell’uso di mascherine e di prodotti igienizzanti, della misurazione della febbre e, soprattutto, della gestione delle distanze, tanto difficile da attuare in modo proporzionale all’abbassarsi dell’età degli studenti.

La sorveglianza sugli alunni, e l’assunzione di responsabilità che essa comporta, in tempi “normali”, viene necessariamente a complicarsi in tempi di Coronavirus. Si va dalle carenze di personale anche nel settore dei collaboratori scolastici, alla gestione di tutte le problematiche legate alla situazione di emergenza che vanno attribuite alla responsabilità dei dirigenti e del corpo docente.La soluzione, dovendo essere gestita da ogni singolo istituto scolastico, porrà diversi problemi: organizzativi, didattici e di sicurezza. Probabilmente dovrà essere supportata da altri interventi locali (trasporti, centri pre-scuola e post-scuola) e nazionali che dovranno risultare sinergici rispetto a quelli posti in atto dalla scuola. Le direttive nazionali riguardanti il distanziamento sociale, l’uso delle mascherine e la frequente sanificazione dei locali comporteranno una serie di pesanti responsabilità che coinvolgeranno, a diversi livelli, ogni singolo Istituto, Le regole dovranno essere tradotte localmente dai dirigenti in decisioni e azioni adeguate alla necessità di dover convivere con il Coronavirus per diversi mesi attraverso una commissione di Sicurezza: l’“Unità di Crisi”. 

Concretamente, si dovranno opportunamente organizzare le entrate e le uscite dei ragazzi e la presenza dei genitori per la consegna e la ripresa dei propri figli. Si dovranno risistemare le aule, predisponendo i banchi ad opportune distanze di sicurezza. Dovrà essere pianificato il lavoro del personale scolastico in relazione all’uso dei bagni, contingentando le presenze e regolando gli orari, prevedendo anche soluzioni per situazioni di emergenza che spesso si verificano in presenza di bambini e ragazzi. Dovrà essere predisposto un piano specifico per gli alunni diversamente abili fisici e psichici. Arduo sarà il compito nella gestione di questi ultimi, in relazione alla varietà delle situazioni e dei casi particolari che potranno verificarsi nelle scuole di ogni ordine e grado.Difficile fare previsioni, perché le decisioni e le direttive dovranno tener conto della logistica, del personale scolastico a disposizione e del numero di studenti presenti nell’Istituto.La superficiale inottemperanza alle disposizioni generali potrebbe favorire la chiamata in giudizio, da parte di qualche giudice, per “culpa in organizzando”. I docenti, dal canto loro, dovranno attuare tutte le misure necessarie per non incorrere nella “culpa in vigilando”.Sarebbe opportuno che prima della riapertura delle scuole, sia i genitori che i docenti, con il supporto di psicologi e pedagogisti, elaborino una vera e propria progettazione per la cura degli aspetti affettivi e relazionali, allentati e modificati dal lungo periodo di relazioni a distanza.

In conclusione, rimanendo nell’ottica di considerazioni realistiche e non pessimistiche, l’ipotesi di un rientro a scuola a settembre, limitata alla presenza di piccoli gruppi, potrebbe comportare non pochi problemi e un innalzamento dell’apprensione generale a discapito della didattica che non potrà non risentirne in termini di qualità. Poiché i dirigenti e i docenti saranno tenuti a porre molta attenzione ai problemi di sicurezza, vi è il rischio che vengano sottratte molte energie alla formazione in quanto tale.Il rischio è, per così dire, quello di diventare dei “controllori” a discapito della didattica. Proporre una “ricetta efficace” non è certamente facile, ma l’alternativa ai rischi organizzativi appena citati sarebbe rappresentata dal proseguimento esclusivo della didattica-a-distanza, con le proprie opportunità ed i propri limiti. Gradualmente, in base all’andamento del virus sia a livello nazionale che locale, potranno essere accettate un certo numero di presenze a scuola, sempre in piccoli gruppi contingentati, quantomeno nelle classi iniziali di ogni ordine grado per favorire un naturale, nuovo inizio del processo di socializzazione e quindi di inserimento e integrazione fra gli alunni. La ripartenza del primo di settembre non sarà, per molti aspetti, un processo facile; per questo, la “macchina” che ne caratterizzerà l’avvio deve accendere i motori fin da ora, non è certo il caso di perdere tempo.

Francesca Zanini (04/09/72), veronese, insegnante di ruolo nella scuola primaria, laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Verona. Abilitata al ruolo di Giornalista Pubblicista presso l’Ordine dei Giornalisti del Veneto dopo aver svolto praticantato presso una rivista mensile specializzandosi in narrativa contemporanea con recensioni su scrittori esordienti. Nella scuola ha ricoperto diversi incarichi, fra i quali Tutor di docenti neoimmessi in ruolo e Curricolo, per cui ha svolto la mansione di Funzione Strumentale. Recentemente ha acquisito l’idoneità all’insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria frequentando il corso triennale di formazione linguistica autorizzato dal Ministero. Fra gli interessi principali, oltre alla narrativa, vi sono l’arte, la filosofia e la gastronomia.

 

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