IL VIRUS DESCOLARIZZANTE

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“ Nessuno educa nessuno e se stesso. Gli uomini si educano tra loro” Reimer School is dead:Alternatives In education

Siamo in piena descolarizzazione, proprio quella descolarizzazione profetizzata e teorizzata nel pieno postmodernismo degli anni ‘70 da Reimer, prima, ed Illich dopo, quando la scuola, navigando l’incertezza del cambiamento avrebbe dovuto saper raggiungere nuovi porti in modo autonomo e indipendente, prescindendo cioè da una certa classe sociale dirigente e da una certa politica dominante.

 Proviamo a rispolverarne il concetto: cos’è la descolarizzazione? In termini stretti è quell’”azione politica volta a liberare la cultura dal controllo di persone qualificate”, una lotta, dunque, politica e sociale a voler attribuire alla scuola, riconoscendone l’essenzialità del servizio, una libertà autentica di esercizio che, al tempo stesso, non operi in senso “coercitivo”sulla libertà anche di pensiero della persona in crescita, nel pieno rispetto, cioè, dei diritti naturali della persona. 

Questo concetto riporta alla problematica sempre esistita circa la funzione e il ruolo della scuola che appare da sempre come il dio Giano bifronte, da una parte, quale istituzione intesa come strumento di controllo sociale e, dall’altra volano per lo sviluppo culturale, economico e sociale di un sistema e di una comunità proiettata a potersi configurare sempre più aperta e complessa. 

Insomma della scuola è chiaro che non si può fare a meno, tant’è che, dagli albori della storia, intorno alla cultura e al sapere, si è sempre cercato di avere un monopolio proprio perchè la cultura e il sapere rendono gli uomini liberi e consapevoli come diceva Socrate...ma torniamo al nostro tema e riflettiamo su una scuola sempre più in sofferenza da spingere le Istituzioni nazionali a rivolgersi alle “agenzie” educative parallele;

questo per avvicinare i giovani a quei comportamenti corretti di prevenzione alla salute in tempi di pandemia e ad essere sensibili a regole riconosciute necessarie per il bene della comunità in tempi di Covid 19. Mi riferisco all’invito fatto a Fedez, strumentalizzandone l’immagine, per sensibilizzare i giovani e i ragazzi a rispettare le disposizioni delle norme anticovid promosse, quasi come se queste, dette da un personaggio del “fuori scuola”, possano apparire più immediate e convincenti

 - questione di immagine, certo, non di stile - rispetto ai messaggi educativi di una istituzione, la scuola, pregiudizialmente ritenuta roccaforte di un sapere statico e non dinamico come la realtà che ci circonda del “fuori scuola”. Ecco, apparentemente dettata la motivazione che, considerata in questi termini, nulla potrebbe togliere se non, al contrario, aggiungere ad una società che vuole sembrare, nell’organizzazione complessa del suo sistema, comunicante e omogenea negli intenti

....eppure da subito questo intervento “fedeziano”si configura come qualcosa di eccezionale ed anomalo, echeggiando in ogni dove per la extraordinarietà dell’evento; addirittura, nel momento storico del relativismo dominante ha visto convivere tante posizioni discordanti e contrastanti sulla valenza o meno della cosa, suscitando tanto dibattito pedagogico e non nei moderni “salotti “ culturali, quelli televisivi per intenderci, non certo alla Madame De Stael, dove si fa pseudocultura accanto a pseudoinformazione ed informazione. 

Noi, invece, cogliamo l’attimo per ritornare a riflettere sul nostro concetto di descolarizzazione e, in particolare, su quel senso per il quale ci si ferma a ripensare le possibilità della scuola nel riescire o meno a “viaggiare” nel mare del combiamento in modo sincrono, per usare un termine di grande attualità, con il cambiamento e la velocità che sono aspetti che caratterizzano il mondo contemporaneo globalizzato. 

Per continuare ancora, il “fedeziano” episodio risveglia il classico interrogativo se la scuola sia in grado o meno di offrire elementi formativi e quindi linguaggi coerenti con il divenire del tempo storico e con la forma mentis dei millennials in una società industrializzata in rete 4.0, o se resti sempre quella struttura statica, fonte obsoleta di noiosa trasmissività di sapere. 

Infine ci sarebbe da chiedersi, con onestà intellettuale, se, nonostante sempre l’essere arroccata ai suoi saperi universali, riesca, comunque, la cara vecchia scuola ad arrivare ad una bildung della persona “autentica e sostanziale”, mettendo l’individuo in grado di fronteggiare e costruire qualsiasi novità e innovazione su conoscenze vere e non effimere. 

Vero è, tuttavia, che negli ultimi decenni il nostro tempio del sapere si è tanto animato digitalmente divenendo in alcune realtà del nostro paese un’avanguardia efficace, eppure pare non sia bastato e non basti per arrestare quel processo descolarizzante accelerato, in ultimo, dall’emergenza Covid 19 che ha indotto molte famiglie a ricorrere addirittura all’homeschooling, che è certamente altro rispetto alla tradizionale istruzione parentale.

 Allora, cosa concorre ancora alla “soffernza”della nostra scuola? Non è certamente dipeso, a questo punto, dalla non volontà di mettersi al passo con il tempo per conservare l’effige di volano della cultura e della societa ipermoderna, visti i progressi didattici di tanta Dad o DDI e FAD. Cosa è accaduto, dunque, a quella nave Ammiraglia che solcava mari sicuri e certi nelle onde della prima alfabetizzazione culturale, rendendo l’Italia una delle prime potenze economiche nel mondo? 

Dove è finita quella fida spiaggia di “servizio alla persona”e dove sono i lineari rapporti della scuola con un extrascuola facilmente raggiungibile e individuabile, tali da costruire e ricostruire il vissuto, alias curricolo implicito prima, ora competenze informali/aformali, dell’alunno/persona? 

Nello sconfinato oceano dei social media, del web e della tecnologia avnzata, la burrasca diventa sempre più tempesta e la nostra povera nave Amiraglia si vede tarpare le vele dal forte vento della modernità e di un mondo globalizzato, pieno di contraddizioni dovute anche ad un processo di informazione/disinformazione e maleinformazione devastante e disorientante che vuole delineare una scuola, ormai, incapace di compiere quella funzione di filtro educativo nei riguardi della realtà extrascolastica e che, una volta, la rendeva unica rispetto alle altre agenzie educative.

C’è da chiedersi, ora, cosa sarà mai della nostra scuola all’indomani di questa descolarizzazione concretizzatasi in forma diversa dall’alienazione estrema profetizzata dai Maestri che l’hanno pensata ...ecco come in un processo dialettico di tesi - antitesi ci sarebbe da pensare che ora stia arrivando il momento dell’altra faccia del dio Giano a doversi mostrare, quella cioè di una scuola non più volano di crescita culturale e sociale, quanto piuttosto strumento di controllo e di conservazione di uno Status quo dominante di cui emblema sono proprio i media ed i suoi protagonisti. 

Maria Giuseppina Giammetti laureata in Pedagogia presso Univ. di Salerno  è docente presso il Liceo Manzoni di Caserta Inizia a lavorare nel1991 come docente di scuola primaria e nel 1993 consegue il titolo di insegnante specialista/specializzata di lingua inglese. Ha ricoperto nella scuola diversi ruoli e compiti quali, Referente di educazione alla salute e per circa diciassette anni ha operato come funzione strumentale svolgendo diverse aree occupandosi in prevalenza di gestione dell'Offerta Formativa e di Formazione docenti. Nell'arco di questo periodo più volte ricopre l'incarico anche di Referente Qualità e Referente Invalsi, gestendo la Commissione Qualità per l’autovalutazione di Istituto con l'impianto del RAV e del PdM. Nel 2006 consegue la Patente Popper per l’insegnamento della Cinematografia nelle scuole e supera un corso di perfezionamento sulla Dirigenza presso l’Università di Firenze. Nel 2010 partecipa al progetto School Sharing della Regione Campania dedicato alle best practice.  Più volte formatore dei neoassunti sulle nuove metodologie e sulle tecniche di insegnamento attivo, sulla valutazione per l'Ambito 7. Inizia anche una nuova esperienza didattica sui mondi virtuali attraverso la piattaforma Edmondo. Nel 2016 consegue il Master MUNDIS sulla Dirigenza presso l’Università Tor Vergata di Roma; supera una formazione dell'Invalsi in collaborazione con il MIP e diventa esperto di valutazione e autovalutazione dei sistemi ; diventa formatore della didattica del project management per una formazione con la PMI Micron e un progetto della Regione Campania che la individua come una dei pochi docenti che hanno sperimentato la pratica educativa al sud Italia. Attualmente funzione Strumentale Area 1 presso il Liceo Manzoni CE responsabile Rav e Pdm, redige la prima rendicontazione sociale. Impegnata nelle Avanguardie Educative per una formazione a largo spettro sulla didattica innovativa e per la sperimentazione di MEE, Minecraft Education Edition. 

 

 

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