TikTok, ego te absolvo

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A frequentare la bellezza ci si salva!!

 

Uno dice “e perché?”; io dico perché la bellezza chiama i sensi, chiama le emozioni, chiama il cervello, la curiosità, la scoperta, la cultura, la gentilezza di spirito, l’apertura della mente e dopo averti “acchiappato” ti rilascia migliore… intanto hai trascorso buon tempo; sei uscito migliore, e sicuramente più ricco di vitalità e desideroso anche di condividerla, predispone al sorriso e il sorriso quasi mai lo si tiene per sé, va spontaneamente verso gli altri. Il sorriso per sua natura è estro- verso….

Mi capita di frequentare istituti di bellezza, ma non di quelli in cui ti bendano, ti lisciano, ti ungono di olio, o ti immergono nei fanghi o nell’acqua… noooo!!! Uno dove la bellezza vera la vivi, la vedi, la respiri.

Uno è ARTRIBUNE!

ARTRIBUNE è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte in tutte le sue manifestazioni.

Artribune è quella piattaforma che ha deciso di diffondere l’arte e i suoi linguaggi in  modo capillare, in vastissima diffusione in Italia, sia in versione cartacea gratuita su tutto il territorio nazionale, sia tramite network attraverso tutti i social, da Facebook, a Instagram, Twitter, Anobii, Linkedin, e-mail.

Daihei Shibata, si chiama. È un artista giapponese che il 22 Gennaio, ha presentato un delicatissimo video, girato da sapiente regista qual egli è, sulle tantissime sfumature che i colori nella vita hanno. Il video è stato presentato in Italia.

Nel video si alza il sole dal crepuscolo dell’alba sino alla notte, con l’enorme faccione bianco della luna che si affaccia fascinosa; in due minuti e ventiquattro secondi si vede il caffelatte del mattino che sfuma dal bianco e marrone verso il centro del bicchiere dove lentamente i due colori sfumano l’uno nell’altro; si vedono poi matite colorate che dal bianco sfumano verso l’azzurro attraverso un'infinità di gradazioni. Ci sono semafori, termometri, magneti, cieli, stagioni, fiori, prati…. Insomma bellezza e forme che ci circondano.

Cosa sto descrivendo? Beh, banalmente quanto semplicemente, una giornata intera in cui molte cose che appaiono e altre che accadono hanno inizialmente colori molto decisi e man mano evolvono sfumando verso altre tinte, passando per una miriade di nuances fino a raggiungere colori nuovi inimmaginabili all’inizio e stupefacenti alla fine. La meraviglia che se ne trae resta impressa. La meraviglia è un fenomeno che si imprime nella mente, ma anche mette in moto le emozioni, ribolle… Dopo una esperienza estetica tutto diventa come lo zucchero che ribolle per fare il caramello… uno dice: “ma mica dobbiamo essere sdolcinati?” Certo che no, ma dato che la vita è fatta di tante cose dolci e amare, acri e morbide, aspre e soffici, l’invito è di accogliere tutto quel che capita in tutte le sfumature che la vita ci propone… le nuances inevitabilmente le vediamo, ma anche sfuggono, evolvono, si trasformano e trasformano… così come la crescita evolutiva del bambino, che da neonato evolve in tutte le sue meraviglie passando per notti insonni, i primi dentini, le prime “crocche “ sulla testa fino alla masticazione, la stazione eretta, le cadute, le corsettine, i saltelli, la lallazione, i balbettii , la parola….

 

Già LA PAROLA…

“In principio fu il verbo”… La parola, posseduta ed espressa in qualsiasi lingua appartiene di per sé a un linguaggio…. Tutto evolve, tutto diventa appartenenza, radice e ciò che radica si nutre di accoglienza. Allora cosa succede se non c’è accoglienza? Quella piccola radice non attecchisce, soffre, cerca e scava acqua, nutrimento più giù, va a fondo, sempre più giù; non si sa mai dove, ma

sempre alla ricerca di sé, alla ricerca di risposte a continue domande di affermazione, di accoglienza, di conferma…

 

Un  meraviglioso  video,“I  wish  I  was  special,  but  I’m  a  creep”.  Cantavano  così  nel  1992     i Radiohead,  in  una  canzone  rimasta  simbolo  della  band  e  inno  per  un’intera  generazione    di diversi o, se preferite, di sfigati: ragazzi nati in un mondo per la prima volta globalizzato, in cui gli universi si estendevano all’infinito portando gli individui a sentire il contatto con l’esterno in maniera sempre più labile e alienante. “What the hell am I doin’ here? I don’t belong here”.

A tradurre in immagini i versi di quel brano è oggi la regista britannica Catherine Prowse, autrice di un nuovo corto animato dedicato al concetto di normalità. Realizzato per il servizio di consulenza per giovani e giovanissimi Childline, il video – dal titolo ”Nobody is Normal ”– racconta in poco più di un minuto le emozioni contrastanti di un ragazzino alle prese con il disagio di sentirsi diverso. Il suo volto, infatti, è solo una maschera indossata per sembrare simile ai suoi compagni di scuola. Un camouflage che presto si rivela tale, portando allo scoperto la vera identità del protagonista.

Un filmato rapidissimo e senza parole, capace di racchiudere in pochi fotogrammi una bellissima, irrefutabile, verità: nessuno di noi, in fondo, è davvero normale. E va bene così.

ARTRIBUNE ce lo presenta in un minuto e quattro secondi. Un bimbo che indossa una maschera, va a scuola, ma sente le pulsioni di qualcosa che vuole uscire da sé, dal suo corpo fisico e mentale. A scuola non viene accettato dai pari, alla mensa scolastica non lo vogliono a tavola, in giro si sente impacciato, cerca di tenere duro, ma le spinte arrivano, arriva un primo strappo… qualcosa di diverso, sgradevole, che all’apparenza si intravvede. Si reca alla recita scolastica, come spettatore, non essendo egli stato scelto per recitare, ma potrebbe essere stato un auto-sabotaggio, per timidezza o forse paura, chissà… i compagni,/attori gli sembrano bravissimi e fulgidi nei loro abiti da palcoscenico… eppure in uno di essi si avverte un piccolo strappo, poi un altro e un altro ancora…. Una bambina esplode in tutte le sue imperfezioni durante la recita… uno ad uno anche gli altri… diventa allora una piccola folla confusa davanti agli spettatori…. Quegli attori appaiono ora imperfetti, deformi eppure colorati e di stoffe e tessuti diversi, dai mille colori….

Commovente e bellissimo il prendersi per mano lentamente uno dopo l’altro…. Cosa vuol dire? Beh… non ho nulla da spiegare…. Sulla stessa scena tutti ci possono andare, poi la selezione ciascuno la fa anche da sé: si sceglie di salire alla ribalta o di stare a guardare… i criteri? Ma i bimbi mica li hanno i criteri… hanno solo dei bisogni: il principe dei bisogni è la guida, di chi davvero seleziona, di chi fa il casting e spiega loro cosa serve per girare il film della vita.

I bimbi hanno bisogno di sapere innanzitutto le misure dello spazio scenico, del tempo delle battute. Devono sapere che c’è un tempo per parlare, un tempo per ascoltare, un tempo per osservare, un tempo per imparare… il regista non fa nessun film, non vince alcun premio se non seleziona gli attori, se non insegna loro la sceneggiatura, se non assegna il tempo…

IL TEMPO.

Il tempo è essenziale… e il dialogo non esiste senza il tempo essenziale…la recita è sciatta, incomprensibile, così come confusa è la pittura su una tela sbavata, pasticciata, senza senso… si rischia di rovesciare il colore, di perdere quell’opera d’arte che è la vita… senza i maestri, senza le guide nessuno può fare niente e così anche il parco più bello senza il giardiniere che pone a dimora secondo la stagione, protegge, annaffia, nutre, pota i rami secchi, sfalcia l’erba; diversamente mai e poi mai riuscirà a comporre il suo giardino… e ogni fiore anche il più bello non ci sarà dato di godere e di venire annusato… ogni recita non avrà il suo dialogo compreso, ogni quadro sarà mai visto da nessuno… ogni libro sarà mai letto se non si insegna l’ordine e lo spazio delle parole;

Esiste un tempo per imparare ,un tempo per agire, un tempo per diventare grandi, un tempo per mostrare come si fa…

E allora come si può diventare grandi se prima non si è bambini? Come si può pretendere di aver aiutato a crescere se prima non si è stati vicino a guidare, insegnare, controllare, accompagnare, fare tutto daccapo, pazientare ed eventualmente rifare, come si può arrivare a percorrere il lungo spazio della vita se prima non sono stati compiuti i piccoli passi, come si può correre una maratona se prima non si è corso il perimetro di casa, come si può potenziare ciò che mai è stato allenato.. come si può imparare senza qualcuno che ti abbia mai insegnato, come si può stare in piedi senza qualcuno che quando cadi ti aiuti a stare in piedi tenendoti per mano?

In questo tempo pandemico l’evoluzione tecnologica ha fatto molti passi per aiutare le scienze, la comunicazione, la cultura, l’evoluzione, ma il libretto per le istruzioni pochi lo hanno cercato… molti hanno voluto correre e precorrere arrivando malamente nella folla in corsa, per non sentirsi indietro, per sentirsi vincitori… tutti vogliono vincere… da oltre trent’anni viviamo la vita dei vincitori.

Lo Yuppismo della Milano da Bere, l’Edonismo Reganiano, la “Scuola delle tre I” (impresa, inglese, internet) hanno dato vapore a fenomeni comportamentali e tossici di arrivismo e patologie da “tronismo”… uomini e donne che vogliono salire sul trono e sentirsi re per una notte, re della rete, regina della bellezza, re degli imprenditori, re della fenomenologia ecumenica della sorte dipendente dalle slot machine, dai telequiz, del bloggerismo, degli influencer… e tutti, tutti attaccati all’immagine di ciò che può regalare un insignificante dono di brillantezza, di incoronamento, di modellismo da vendere della propria esistenza, se i politici ne sdoganano il ruolo di punto di riferimento, di modello da seguire al posto di un sano dialogo adulto- bambino/ragazzo, e ancora se i Maestri, se la Scuola, se gli Adulti si sono lasciati mettere in secondo e terzo piano rispetto alle imperanti e imperiose domande, eleggendole a imperativi in cambio di lassaiz faire, sui sistemi in mano a creature sempre più giovani, sempre più innocenti, sempre meno attrezzate, cosa gridiamo allo scandalo di TIK TO?, puntiamo il dito contro i cinesi, (per chi non lo sapesse TIK TOK da un po’ ha il suo centro in Irlanda), perché chiediamo che venga chiusa la app, perché censuriamo il gioco, se siamo noi adulti, noi Scuola che abbiamo la responsabilità del giardino, della tela, del teatro della vita dei bambini?

EGO non esiste più, è schiacciato, sparito, non trova più la sua dignità dell’Essere! Dunque, nel suo Non-Essere, non esistendo, non ha colpa !! La massa degli adulti l’ha, invece!!

ABSOLVO il mondo del network che fa, nel gioco delle parti, il suo mestiere.

TIKTOK ha già eliminato ogni tracciabilità del coinvolgimento della bambina nella registrazione… Faremmo bene a smettere di frignare, a rialzare la testa e anche la voce a casa, in classe, per le strade, sui muri, nel web, sui social, nel Ministero per riappropriarci del timone…. Gli adulti siamo noi!! I bambini restino bambini fino all’età del giudizio!! Scusate la voce grossa!

TIK TOK EGO TE ABSOLVO!

Maria Sasso nata e cresciuta in Puglia, adottata per la vita in Friuli. Laureata con lode e proposta di pubblicazione della tesi in lingue e letterature straniere.   Ho svolto attività come traduttrice e interprete nel settore privato prima di entrare nella Scuola Statale.  Abilitata all'insegnamento di inglese e di tedesco  nella Scuola Secondaria di primo e di secondo grado. Ho conseguito il diploma di specializzazione biennale polivalente per il sostegno. Sono mediatrice del Metodo Feuerstein. Insegno nella scuola pubblica da 34 anni. Sono di ruolo dal "92.  Sono stata tutor di docenti di lingua durante il loro anno di prova. Referente di tutte le attività didattiche della lingua inglese per il gruppo docenti di lingue. Referente di tutte le attività e i progetti legati al Metodo Feuerstein. Ho al mio attivo una esperienza di Erasmus KA + a Helsinki .  Attualmente per scelta ho chiesto il passaggio su posto di sostegno e sono molto felice di aver concretizzato (pur sbattendo contro i mulini a vento) progetti di inclusione a 360°.  Sono donatrice di voce per l'associazione Polaris- Amici del Libro Parlato.

 

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