UNA VITA DA MEDIANO

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Mi è venuto spontaneo pensare che “Una vita da Mediano” sia una dichiarazione d’amore a pieno petto diretta a chi quel ruolo ricopre.

 Dedicare una canzone popolare a una figura nel mondo dello sport, peraltro non di punta è un evento certamente inconsueto ed eccezionale. 

Il Liga sapeva bene quel che aveva scelto di fare nell’ormai lontano 1999 quando scrisse e pubblicò quella canzone, che era destinata a un futuro glorioso sin dal primo tratto di penna: fu registrata negli studi di Abbey Road, così si seppe in giro. 

Già: Abbey Road, tempio di canzoni e artisti importanti, mica della mediocrità… Eppure una canzone è stata dedicata a chi, nell’immaginario collettivo, ricopre un ruolo mediano talvolta scambiato per mediocre, come privo di importanza primaria e sappiamo perché: il goal lo infila in porta chi indossa la maglia col numero ben più alto del 4!!

Il mediano è quello che non ha i piedi buoni, che però deve lavorare coi polmoni: corre e corre e corre, sta nel mezzo del campo e corre più di tutti, senza mai ricevere gloria. 

Se la squadra vince è perché il goal lo ha messo in porta un altro con un numero ben più alto del suo 4 sulla schiena. 

Chi infila il goal in porta solitamente riceve gloria, viene enumerato fra i goleador di maggior successo. Del goleador si considerano i piedi e si contano i passi, del mediano nessuno lo fa, tantomeno si bada ai respiri. 

Eppure Lele Oriali fu degno di menzione in quella canzone per resistenza polmonare, affidabilità e devozione al ruolo, dedizione al lavoro, correttezza in campo…Certo, lui da Ligabue in poi aumentò il potenziale di gloria, ma quanti senza alcuna canzone e senza gloria hanno svolto con altrettanta fatica e tante soddisfazioni quel ruolo in mezzo al campo, in realtà percorrendolo tutto a volte, pur di servire un goal alla punta migliore della squadra!?

Stiamo parlando di squadra e di stare nel mezzo. Nel mezzo ci si sta per elezione, per destino, quasi mai per scelta.  Nel mezzo si finisce, se si viene spinti dal fondo del campo, oppure dalla base della piramide, in versione bottom up, oppure tirati in su dal top management, se questo riesce a guardare e vedere in versione top down...  Nelle aziende è così. 

Pure nella Scuola è così. 

Recentemente le figure del top management sono diventate una forma più democratica nella gestione della Scuola /Azienda e i Dirigenti ne hanno ormai per consuetudine istituzionale e indispensabile braccio destro.
Tuttavia anche il gruppo dirigenziale da solo non basta più. 

Le figure che stanno “in mezzo”, le vere centrali, dal nome aulico di “middle management” come i coordinatori di classe, o come i referenti, sono quelle che devono avere occhi, orecchie e bocca.

Occhi per vedere, guardare, osservare; orecchie per sentire, ascoltare, recepire, trattenere; bocca per saper parlare, riferire, raccontare, rapportarsi e anche trattenere.

Le figure del middle management corrono incrociando gli studenti, i colleghi, top management, il Dirigente, i genitori, il Territorio. Sono quei docenti che “servono” tutto il lavoro che serve agli altri, a quelli che fanno il goal, a quelli che prendono gloria.

Si può comporre un’ode ai coordinatori? Si può cantarne le gesta, specie se in possesso di titoli e competenze silenti e talvolta di statura assai più elevata di chi sta nel top management? 

Dato che nel ruolo di mediano non occorre avere piedi da infilare il goal ( almeno così la vulgata crede), bensì polmoni e resistenza, capacità di vedere velocemente e scatto immediato, intuizione oltre l’immaginazione e fantasia creativa per passare il dato preciso al destinatario giusto con la massima cura, dedizione al lavoro, disponibilità 7 giorni su 7, telefono sempre acceso, mail sempre aperta…si può, dicevamo,  ogni tanto “sbirciare” nel fascicolo personale, ammirarne il curriculum, motivarne l’arricchimento formativo adoperando una bella operazione di selezione del personale, al fine di assegnare a ciascuno l’incarico che meglio si confaccia alle reali competenze? Si può tenere conto anche delle soft skills, che talvolta sono più necessarie delle reali conoscenze dei contenuti richieste a ogni uopo?

Si può pensare che per entrare nel Mondo Scuola e non più nell’Azienda Scuola, ci sia bisogno di selezionare il personale docente attraverso concorsi che consentano di percorrere vari step ricoprendo mansioni, via via proponendo, promuovendo, incentivando e incoraggiando i passaggi da un ruolo all’altro, da un incarico all’altro, creando così relazioni più vere, concrete, fattive, collaborative, ai fini della vera squadra di lavoro?

 Perché non si può pensare in orizzontale e concepire una fucina di Educazioni e di Conoscenze così delicata e sì forte come la Scuola che nutre tutti e in più sfama e disseta i voraci di conoscenza e cultura? Perché mantenere ancora e quanto a lungo il concetto organizzativo della piramide aziendale? 

La scuola è un meraviglioso melting pot e le massicce ondate migratorie ce lo dimostrano. Mai come ora si sono incrociate così rapidamente lingue, culture, provenienze e perciò mai come ora la Scuola ha bisogno cogente di docenti che conoscano le lingue e, che, oltre a possedere le conoscenze specifiche di ciascuna disciplina, siano qualificati e competenti in altri ambiti, come l’uso degli strumenti tech, la cura e la gestione del cyberbullismo, il sostegno, l’inclusione, l’integrazione, la gestione dell’economia e delle finanze scolastiche, la creazione e il mantenimento del benessere dei docenti, l’educazione allo spirito di squadra e l’abbattimento dello stile di ricerca dei collaboratori per merito di tradizione, di desiderio, di sodalizi già prestabiliti o come qualcuno racconta “per disperazione, perché nessuno voleva l’incarico e allora ho accettato io”.  Qualcun altro, invece, si fa pudore di dire:     “Perché quando arrivai, ero io il meglio”, ma si sa che vorrebbe tanto pronunciarlo …

Forse meglio sarebbe incentivare la scelta del middle management motivando l’affidamento degli incarichi e aprendo tutte le porte della carriera che pare necessaria e che tutti i docenti si meritano. 

Buttarsi alle spalle il ricordo del mediocre insegnante grigio “come le grigie mura scolastiche” del professor Aristo Gitone sarebbe un bellissimo gesto da parte di chi sta al top management della Scuola adesso. 

Mi perdonino tutti i docenti che stanno (per) correndo una vita da mediano e stanno lì, finché hanno fiato, finché ce n’è, ma canto per loro!

Maria Sasso nata e cresciuta in Puglia, adottata per la vita in Friuli. Laureata con lode e proposta di pubblicazione della tesi in lingue e letterature straniere.   Ho svolto attività come traduttrice e interprete nel settore privato prima di entrare nella Scuola Statale.  Abilitata all'insegnamento di inglese e di tedesco  nella Scuola Secondaria di primo e di secondo grado. Ho conseguito il diploma di specializzazione biennale polivalente per il sostegno. Sono mediatrice del Metodo Feuerstein. Insegno nella scuola pubblica da 34 anni. Sono di ruolo dal "92.  Sono stata tutor di docenti di lingua durante il loro anno di prova. Referente di tutte le attività didattiche della lingua inglese per il gruppo docenti di lingue. Referente di tutte le attività e i progetti legati al Metodo Feuerstein. Ho al mio attivo una esperienza di Erasmus KA + a Helsinki .  Attualmente per scelta ho chiesto il passaggio su posto di sostegno e sono molto felice di aver concretizzato (pur sbattendo contro i mulini a vento) progetti di inclusione a 360°.  Sono donatrice di voce per l'associazione Polaris- Amici del Libro Parlato.

 

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