…..Inclusione: un lungo e complesso  percorso…. 

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Il concetto di inclusione scolastica entra nel dibattito pedagogico italiano negli anni ’90. 

 In tutti questi anni si concretizza il passaggio da un semplice approccio basato sull’integrazione degli alunni con disabilità a un modello di didattica inclusiva orientato al pieno sviluppo formativo di tutto il gruppo classe. 

Il Decreto Inclusione rappresenta solamente l’ultima tappa di questa rivoluzione educativa che mette al centro il valore della diversità come occasione di crescita per tutti gli alunni. Si tratta di una vera e propria rivoluzione copernicana, che pone al centro del dibattito il concetto di diversa modalità di apprendimento che metta ogni singolo alunno nelle migliori condizioni per imparare ad imparare; uno slogan tanto osannato nei documenti ultimi riguardanti la didattica per competenze e spesso rimasto un mero proclamo di buone intenzioni.

  Con il termine “inclusione”, ci si riferisce a una strategia finalizzata alla partecipazione e al coinvolgimento di tutti gli studenti, con l’obiettivo di valorizzare al meglio il potenziale di apprendimento dell’intero gruppo classe. Con il passaggio dall’integrazione all’inclusione si sposta quindi più in là il raggio d’azione della didattica, inserendosi perciò in un contesto educativo di sempre maggiore complessità. In Italia, a livello scolastico e pedagogico, il concetto di inclusione viene adottato dall’inglese solamente negli anni ’90. 

L’obiettivo è quello di mettere al centro della scuola il valore della diversità, come occasione di crescita data dall’interazione con una persona diversa da noi. Si supera così l’idea che ci sia una omogeneità nell’apprendere a cui nel tempo abbiamo dato il nome di normalità, passando invece alla visione di classe come realtà caratterizzata da una ampia pluralità di bisogni e necessità individuali. Tutto questo è evidente quando si insegna nelle scuole ad indirizzo tecnico o professionale, dove per anni, in seguito ad un orientamento sviluppato sulle modalità di apprendimento piuttosto che sui veri interessi degli alunni, ci siamo trovati difronte alunni che hanno bisogno di modalità didattiche diversificate, dai laboratori alla didattica digitale, per avvicinarsi ad ogni tipo di contenuto. 

Per anni abbiamo relegato alcuni  alunni nei tecnici o nei professionali dimenticandoci dei loro reali interessi e permettendo ad alcuni docenti, che solo per mera casualità si trovano ad insegnare nei licei, di pensare di non dover interessarsi di formarsi adeguatamente per poter essere funzionali e affrontare la diversità.

 Quindi la ricerca di soluzioni didattiche diverse è una questione che attiene alla natura intrinseca della professione del docente, che nel tempo ha cercato forme di omologazione o omogenizzazione degli interventi, lasciando al docente esperto il carico degli interventi specializzati o specialistici. 

A livello didattico, la conseguenza più importante di questa evoluzione nel dibattito pedagogico è il superamento dell’illusione che sia possibile una strategia didattica standardizzata. La didattica inclusiva deve essere intesa perciò come una trasformazione dell’ambiente educativo che coinvolge e favorisce l’intera comunità scolastica, non solamente l’alunno con disabilità. 

L’importanza dedicata a questo dibattito è dimostrata da una stratificazione normativa lunga decenni: le Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità del 2009, le “Nuove norme in materia di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) in ambito scolastico” contenute nella Legge 170/2010,la specifica Direttiva Ministeriale intitolata “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica” ,Il Decreto Inclusione 2017 – 2019. 

Il Decreto inclusione rappresenta l’ultima tappa, in ordine di tempo, del percorso verso la realizzazione dell’inclusione scolastica. La sua prima stesura è del 2017, modificata poi nel 2019. Con questo decreto, il governo ha introdotto importanti modifiche, consolidando e approfondendo la scelta per la personalizzazione della didattica. Tra le altre cose, viene dato maggior peso al ruolo delle famiglie, si creano i Gruppi di Inclusione Territoriale e i Gruppi di lavoro operativi per l’inclusione. Il nucleo della riforma è sicuramente concentrato nei Piani Educativi Individualizzati (PEI), che vengono così ad essere gli strumenti fondamentali con cui il consiglio di classe è tenuto a disegnare un piano didattico specifico per ogni alunno diversamente abile.

Con questo documento, ogni consiglio di classe è chiamato a costruire davvero una didattica inclusiva. A partire dall'anno scolastico 2020/2021, il Ministero dell'Istruzione ha annunciato la predisposizione e l'adozione di un modello unico nazionale di PEI, a cui le singole scuole dovranno ispirarsi.

Da un punto di vista strutturale, il PEI altro non è che un progetto educativo calibrato sulle esigenze del singolo alunno con disabilità certificata, che responsabilizza gli attori, poiché ognuno si sente protagonista ed artefice allo stesso tempo della crescita del pensiero critico e della autonomia di ogni singolo individuo che la famiglia ci affida.

 La scuola e con essa i docenti deve riconquistare il suo ruolo e recuperare quella dimensione di cura dei propri discenti attraverso l’osservazione e l’utilizzo di strumenti diversificati che permettano ad ogni discente di poter realizzare il suo progetto di vita. Una scuola che si riconosca nel ruolo di maestra di vita deve poter dare a tutti gli occhiali giusti per interpretare la realtà piuttosto che relegare alcuni a vedere un magnifico cielo stellato con strumenti inadeguati.

Serrone Maria, docente di scienze integrate presso Galileo Ferraris di Modena, ho conseguito la maturità classica e quella magistrale, sono laureata in Biologia, ho maturato alcune esperienze presso il policlinico di Bari come ricercatrice; sono stata consulente come esperta per un ente di formazione che eroga corsi per ottici ed optometristi per diversi anni. Ho iniziato la carriera scolastica nella scuola superiore di primo grado, ho svolto il primo anno di ruolo nella scuola materna, esperienza veramente unica e formatrice. infine sono entrata in ruolo nella scuola superiore nel 2008. Nel 2009 sono arrivata all’istituto Lotti e mi hanno affidato il ruolo di coordinatrice del dipartimento scientifico. Negli anni ho continuato a svolgere il compito di coordinatore, ho assunto il ruolo di funzione strumentale area 1 per diversi anni, ora seguo i lavori del PTOF, sono referente per Invalsi e curo la parte riferita agli esiti nel RAV. Collaboro alla stesura del PDM insieme ad altri colleghi. Dopo la mia prima esperienza digitale con la formazione a tutor Didatech a Napoli, ho iniziato ad avvicinarmi alla didattica digitale, da diversi anni faccio parte del team digitale, ho maturato la mia esperienza come docente in classi digitali e ho svolto il ruolo di esperto anche in PON che trattavano questo tema. Nello staff di dirigenza ho il compito di coinvolgere i colleghi all’uso della didattica digitale, attraverso azioni di diverso tipo tra cui condivisione di buone pratiche e la pubblicazione di una news letter mensile con suggerimenti a tema.
PS. Nel tempo libero sono una speleologa e cerco di coinvolgere quanti fossero interessati al mondo speleologico.

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