Dalla regina Elisabetta alla COP26 verso l’inclusione di genere: una questione di giustizia,  istruzione ed eguaglianza 

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La regina Elisabetta Seconda, (in realtà sovrana seconda a nessuno nella storia del globo intero e per  la longevità anagrafica personale e per la longevità del regno sotto la sua nobile corona a oggi) sempre  sotto i riflettori per le sue instancabili e numerose attività, recatasi recentemente a Cardiff per  l’apertura del Parlamento in Galles, ritenendo i microfoni ancora spenti, ha pronunciato una frase che  ha avuto l’effetto del battito d’ali della farfalla che scuote gli alberi nell’altro capo del mondo.

Seppur  sempre attentissima alla misura delle sue parole e all’uso impeccabile della diplomazia, è stata invece  incastrata dai microfoni accesi di una diretta streaming, mentre accompagnata dall’erede al trono, il  Principe di Galles Carlo e consorte Camilla, nonché Duchessa di Cornovaglia, mentre si avvicinava  all’ingresso del Parlamento, rivolgendosi al Capo dell’Assemblea Parlamentare Ms Elin Jones si è  lasciata scappare uno sfogo: “ E’ terribilmente irritante quando i capi di governo parlano e non  agiscono!”  

In quel contesto di accoglienza e saluti, mentre si avviavano all’Aula del Parlamento stavano commentando l’imminente apertura dei lavori di Glasgow per la COP26 criticando la fin qui tangibile inazione dei Leader mondiali, soprattutto del mondo che conta (i capitali!) 

Questo il 14 Ottobre scorso. 

Da lì al 1° Novembre a Glasgow è stato un attimo. 

In quella sede ormai tuti i Big avevano confermato l’imminente presenza a eccezione di alcuni Paesi,  mica di poco calibro: la Cina, l’India e la Russia. 

Orbene, la cerimonia di apertura in cui il Primo Ministro Britannico Boris Johnson ha accolto tutti i  presenti, che fossero Capi di Governo e rappresentanti di organizzazioni politiche, climatiche,  giovanili, è stata brillante nei discorsi eppure formalmente sobria, chiara e schietta; gestita in  partnership con il Governo dell’Italia, ha attirato la nostra attenzione per la quantità di giovani  presenti a vario titolo, provenienti dalla stragrande maggioranza dei Paesi del mondo, a dispetto di  ogni fuso orario, latitudine, stagione accanto a i grandi leaders, appunto, la cui crème proveniva  direttamente dal G20 di Roma.  

La possibilità di seguire in streaming mai era capitata prima d’ora. Dunque, dopo un pizzico di  compiaciuto orgoglio nel vedere il nostro Primo Ministro Mario Draghi salutare e conferire senza  alcun interprete, parlando impeccabilmente e con disinvoltura un eccellente inglese, i lavori hanno  avuto inizio in modo ragionato e concreto. Molti workshop, molti lavori di gruppo, tavole rotonde,  dibattiti, scambi di esperienze, idee, proposte, discussioni…come perdere una simile occasione di  partecipazione? 

Due riteniamo siano stati tra moltissimi altri, i “Panels”più degni di nota: quelli che a Glasgow hanno  definito “Panels” (l’equivalente di una sorta di commissione di lavoro allargata a dibattiti e ospiti di  ogni rango), intitolati: “L’istruzione, il mutamento climatico e l’eguaglianza di genere” e un altro intitolato : “ Fede e azione- La Comunità e l’adattamento inclusivo di genere”. L’entusiasmo sollevato sin da subito è stata la motivazione magnetizzante di tali attenzioni: le  conduttrici erano infatti ragazze poco più che ventenni dall’energia esplosiva e gioiosa di trovarsi in  un simile contesto a condurre in funzione di leadership un consesso così importante e visibile a livello  planetario. Origini chiaramente non britanniche, chiaramente non europee: Fatou Jeng della  Fondazione “Clean Earth” Puliamo il Pianeta , dal Gambia e Suarzy Macaly di origini afro-anglo filippine, conduttrice di programmi musicali per BBC radio….Lì a salutare un pubblico certamente  esigente e motivato, parimenti ad accogliere ospiti di primaria importanza come segretari di Stato,  Ministri della Politica e della Fede, studenti, coetanei e non, rappresentanti delle più alte cariche  istituzionali come ONU, Unicef, lo stesso Malala Fund che patrocinava e organizzava eventi in quel  contesto e moltissime altre organizzazioni che qui sarebbe ridondante riportare, ma si può provare a  immaginare.  

Possiamo considerare che nel Regno Unito, dove la storia spesso corre più veloce che altrove si  saranno domandati:” Perché le ragazze? “

Cominciamo dall’inizio.  

Alla luce di ciò che stiamo vivendo sulla nostra pelle, nelle nostre case, nelle nostre città allagate,  inondate, montagne in frequenti smottamenti, con conseguenze disastrose a carico di vite umane,  edifici, economie e tutto ciò che ne deriva, si commetterebbe un grossolano errore se si omettesse di  vedere lo stretto legame fra il mutamento climatico e l’inclusione di genere, che passa  fondamentalmente e principalmente attraverso l’istruzione. Dunque le domande incalzano. 

Chi è che nella società moderna e contemporanea del mondo del Nord tutto decide, tutto determina e  comanda perché possiede il denaro e il potere? Gli uomini? Bene! Perché? Gli adulti maschi politici,  economisti finanzieri, rappresentanti di settore, massimi esperti di ogni cosa, amici degli amici degli  amici tutto sanno e tutto decidono da sempre…. Bene! Alla COP26 si saranno detti:” Ospitiamo  giovani studenti attivisti, e ragazze che possano offrire la loro voce, le loro testimonianze e  confrontiamole con le attuali Primo Ministro della Scozia Nicola Sturgeon, con la sottosegretaria di  Stato per il Parlamento britannico, la Ministro dell’Istruzione del Malawi, la stessa Malala (socia co fondatrice del Malala Fund che ha dato forte impulso e contributo a tali conferenze) e ancora donne  di moltissimi paesi che ricoprono tantissime cariche provenienti davvero da tutte le terreferme del  mondo e da tutte le isole, comprese le più remote di ogni latitudine e con il fardello delle loro lingue,  culture , provenienze, costumi, tradizioni, competenze, colori, accenti, sembianze!”...  

Certo qualche collega di genere maschile ci è capitato con necessaria presenza in mezzo a tanta  umanità: il confronto è sempre e solo costruttivo, se deve avere un senso, per conferire ai lavori  significato e sostanza. Il rischio patetico di una celebrazione del femminile (stile low- level dell’8  marzo) era dietro l’angolo…poteva scivolare su una intrusiva buccia di banana… laddove si parla di  equità, eguaglianza, giustizia è necessario sedersi e discutere alla pari 

Inutile dire, ma forse utile sì, ribadire che tutto, qualsiasi tipo di problema può essere affrontato se  solo si è in possesso di conoscenze, competenze, strumenti di qualità. Da qui in su la salita verso  l’empowerment e la leadership è fluida come andare sulla scala mobile.  

Per occupare posti al tavolo delle decisioni occorrono strumenti fortissimi a partire dal grado di  istruzione, affinché diventi istruzione di qualità, per poi arricchire oppure addirittura costruire il  proprio carisma, formare le qualità adatte per una leadership e allo stesso tempo preservare senza mai  abbandonare i valori umani, insieme alle proprie radici e tradizioni culturali. La formazione della  personalità, il rafforzamento del carattere arrivano in itinere: lo sappiamo bene.  

L’istruzione delle bambine nel mondo: dati allarmanti 

Andiamo, però, per gradi e partiamo da alcuni dati illuminanti. A oggi nei Paesi a reddito medio/basso  sono più di quattro milioni le bambine che non hanno accesso all’istruzione e con il trend così veloce , tra un paio di decenni arriveremo ad averne dodici milioni e mezzo, se non si interviene con urgenza.  Orbene, a tutte le altitudini e latitudini del globo avvengono catastrofi climatiche fuori da ogni  ragionevole e scientifica previsione e fuori da ogni umano controllo; le conseguenze sull’ambiente e  sulla popolazione sono immani e chi ne paga di più sono le bambine. Ad esse viene assegnata in  destino la morte, poiché in caso di alluvioni e smottamenti nel fango, non sanno nuotare e non sanno  

arrampicarsi per mettersi al sicuro… semplicemente a esse nulla viene insegnato.  In caso si trovino a scuola, sono costrette a restare in aula per avere la certezza di un possibile riparo,  magari accanto agli insegnanti. Viene consentito loro di fare ritorno a casa solo dopo la tempesta e  possibilmente di notte.  

Quando, però, le cose si sistemano, quasi mai fanno ritorno a scuola perché costrette a rimanere a  casa a raccogliere il poco rimasto, se ve ne sia, oppure a governare i fratellini più piccoli mentre le  madri si allontanano in cerca di acqua o cibo. Il più delle volte sono le stesse bambine a dover  percorrere kilometri a piedi alla ricerca di acqua potabile o di cibo. Moltissime subiscono abusi  sessuali con conseguenze tremende da ogni punto di vista, per non parlare delle gravidanze  indesiderate o dei matrimoni precoci cui vengono forzate per alleviare il peso della famiglia che non 

può mantenerle… va da sé che mai più faranno ritorno a scuola. Sono vite umane stravolte per sempre  in cui lo strapotere di genere, le ingiustizie sociali, l’ignoranza e l’analfabetismo giocano un ruolo  fatale sul destino di quegli stessi Paesi che costituiscono una grande maggioranza nel mondo e  testimoniano immense iniquità.  

Il sistema delle leggi e i curricoli 

Se vogliamo parlare di inclusione, dunque di giustizia dei ruoli, bisogna puntualizzare che nessun  tavolo mai, nessun gruppo di leader politici al livello nazionale e internazionale ha portato  l’attenzione al cuore delle discussioni. Intendiamoci: l’eguaglianza di genere e l’inclusione,  certamente sono legate al fenomeno drammatico e talvolta tragico del mutamento del clima.  Attenzione: non si parla di cause, bensì di connessioni.  

Stiamo ponendo l’attenzione alle connessioni tra varie problematiche che attanagliano le energie e la  vita su questo Pianeta. Se siamo qui a discutere, non si tratta solo di fare le leggi. In Italia abbiamo la  legge 104, che protegge le persone con handicap e con disabilità più o meno gravi, tutela le loro  famiglie, ma nella società civile di questo secolo, la società imprescindibile del villaggio globale 

bisogna porre le certezze che l’istruzione delle bambine venga posta alla base e al centro di tutte le  disquisizioni non solo a Glasgow, ma in ogni lato del Pianeta.  

I leader mondiali negoziano da tanti anni economie, accordi, alleanze, ma nessuno degli accordi presi,  stipulati e firmati fa menzione alla qualità dell’istruzione e specialmente dell’istruzione e formazione  delle bambine e delle future donne. Nessuno ha mai puntato il focus sulla qualità e sulla capacità di  trasformazione dell’istruzione del nostro attuale sistema. 

Si parla tanto a scuola di ambiente, ma da tutte le lingue e culture che sono intervenute a Glasgow,  una richiesta univoca implora una revisione dei curricoli scolastici. Sarebbe assai costruttivo rivedere  l’elenco delle varie discipline insegnate e inserire per esempio anche l’educazione al clima accanto  alle materie scientifiche, inserire e potenziare l’insegnamento delle STEM in ogni ordine di scuola.  

Qualcuno potrebbe obiettare asserendo: “Ma noi in Italia abbiamo già i computer nelle scuole!”.  Eppure una osservazione critica potrebbe affermare che sì, ciò è vero, ma in realtà ai bimbi una  educazione all’uso consapevole della tecnologia, dei computer non viene impartita in modo equo e  tuttavia qui non si sta considerando solo l’Italia. Il discorso va ben oltre i confini.  

Si parla del villaggio globale se una società equa e di Pace vera si vuole costruire.  Allora dobbiamo ripensare a tutti i bimbi del mondo e specialmente alle povere bambine e alle donne  che non hanno e mai avranno accesso a una carriera, mai avranno accesso al tavolo delle decisioni o accesso alla vita sociale poiché analfabete o abusate a causa di ignoranza.  

Succede che molte donne mai avranno accesso al processo produttivo, se non quello che passa per  l’orto laddove se ne possa coltivare uno e magari con strumenti che facilitino l’agricoltura e  garantiscano un buon raccolto.  

Del resto un contadino o una contadina istruita fa funzionare molto meglio un campo, piuttosto che  laddove, non esistendo alcun grado di istruzione, ci si rivolga allo sciamano o allo stregone del  villaggio per farsi aiutare a prevedere una stagione delle piogge oppure un periodo di siccità… Il ciclo  delle stagioni è ormai irregolare dappertutto e spesso gli sforzi di un intero anno vanno perduti per  sempre sotto alcune ore di pioggia alluvionale. Allora è indispensabile ricorrere alla certezza delle  conoscenze scientifiche e alle competenze, per accedere a strumenti produttivi che facilitino le  strategie e le metodologie di produzione utili a mettere in piedi una economia e saperla mantenere.  

Ecco che qui si giunge a chiedere anche di introdurre una nuova disciplina che può essere  l’educazione all’economia ai gradi inferiori dell’istruzione scolastica e poi diventa lo studio vero e  proprio dell’Economia ai gradi superiori.  

La scolarizzazione delle bambine e delle giovani donne rimane il pilastro fondamentale per avere una  società equa e giusta, sia per il riequilibrio ambientale, sia per la ricerca di un equilibrio climatico,  magari risalendo alle cause, alcune delle quali certamente vanno rimosse. Uno sguardo al femminile  aiuterebbe ad ampliare gli orizzonti. 

Il profitto che si è tratto dal suolo, dall’aria, dall’acqua e dal sottosuolo del Pianeta sotto la lente  unicamente maschile ha prosciugato molti territori con le conseguenze ambientali e climatiche che  vediamo ad ogni ora, ma anche con conseguenze di ingiustizie, sottomissioni, abbrutimento del lavoro  e dello sfruttamento inenarrabili. La storia antica avrebbe dovuto mantenere i risultati delle lotte per  l’abolizione di ogni forma di schiavitù, ma in realtà la schiavitù, le ineguaglianze restano sotto  maschere differenti. 

Istruzione e tradizioni indigene 

Basterebbe anche integrare le varie culture senza necessariamente selezionare quelle ritenute migliori  o superiori tout court sotto la lente del mondo occidentale  

Se prendiamo ad esempio alcuni esperimenti di integrazione culturale, possiamo riferire uno dei tanti  riusciti in Indonesia.  

In una comunità indigena, che ha sempre tenuto le donne fuori da ogni ciclo di istruzione, fuori da  ogni attività produttiva, fuori da ogni discussione decisionale, l’unico riferimento per cercare un aiuto  nelle coltivazioni agricole era lo sciamano del villaggio, che con le sue strategie aiutava i contadini a  prevedere l’andamento delle stagioni e a predire approssimativamente le piogge e i raccolti. Negli  ultimi tempi però anche le sue predizioni non aiutavano tanto l’agricoltura, finché non è arrivata in  città una nuova “tribù”: era quella di una associazione che ha convinto i contadini a mandare le loro  donne a scuola e forse sarebbe stata la svolta, promettendo risultati migliori. In sintesi quegli uomini  si sono fidati, e hanno istruito le bambine e le ragazze di tutte le età, a partire dall’alfabetizzazione di  base. Poi le hanno affiancate nell’apprendimento di nozioni di Scienze di base, fino a giungere  all’insegnamento di alcune nozioni di agronomia e orticoltura. Le ragazze hanno cominciato a entrare  nei campi e negli orti e con la loro creatività hanno proposto agli uomini di casa uomini alcune  coltivazioni osservando e seguendo il cambio stagionale; inoltre hanno proposto un nuovo sistema  di irrigazione e una nuova distribuzione delle mansioni. In aggiunta hanno potuto persino attingere a  nuove norme igieniche, cui non avevano mai avuto accesso e ciò ha facilitato una costante presenza  nelle attività di produzione. Ebbene quelle donne con fierezza mostravano l’abbondanza del raccolto,  la garanzia di poter raccogliere sempre qualcosa, nonostante gli sbalzi climatici, azzerando così i  periodi di assenza di cibo, e addirittura possono ora assicurare la vendita al mercato delle loro merci.  In questo modo hanno messo in piedi una sorta di economia circolare. Mentre gli uomini continuano  a recarsi dallo sciamano per invocare le piogge, le ragazze si danno da fare. Questo dimostra che le  antiche tradizioni si possono integrare, giacché in quel caso i riti sciamanici includono preghiere e  rituali propiziatori che non si possono e non devono essere spazzati via dal nucleo culturale che lega  quel gruppo comunitario. Il rispetto delle tradizioni e delle conoscenze indigene è fondamentale. La  spiritualità di un popolo, le sue credenze e tradizioni sono cosa sacra e intoccabile! 

Una giovane attivista dell’Amazzonia in Brasile (arrivata con la sua meravigliosa coloratissima  corona di penne di Ara e i tatuaggi disegnati ad arte sul viso, quelli veri che hanno un senso) ha  testimoniato le profonde ingiustizie che la sua comunità ha dovuto subire negli ultimi decenni… Ah, se solo le donne avessero avuto accesso prima all’istruzione, poiché gli uomini da soli non  avevano strumenti per competere con il commercio, con le attività “dell’uomo bianco” che arriva,  depreda, deforesta e porta mandrie da allevare! 

La ragazza ha detto che da quando alle loro donne è stata data facoltà di esprimere il proprio estro,  hanno preso coraggio e i frutti e i manufatti che riescono a ricavare dagli alberi della foresta possono  essere mostrati al mondo: le donne producono borse e contenitori, per esempio, oggetti e monili di  cui esse stesse amano fare commercio e ora sono in grado di vendere. Confezionano cibo, dolcini da  asporto per i turisti al mercato…Ma resta che la foresta è drammaticamente ridotta e qui tutti  sappiamo perché.  

Le testimonianze di denuncia dell’analfabetismo di base o di ritorno sono state tante, ma altrettante  sono state le testimonianze degli effetti benefici e grandiosi dell’istruzione e della partecipazione 

delle donne all’evoluzione sociale. Si tratta di applicare i princìpi fondamentali dei Diritti dell’Uomo,  oltre che garantire la Carta dei Bambini e degli Adolescenti. 

Pensando al nostro Paese in Italia, la ricerca ci dice che la dispersione scolastica deve essere  urgentemente marginata, poiché il rischio che aumenti specialmente dopo gli eventi pandemici degli  ultimi due anni ci porta verso il disastro sociale. Siamo un paese vecchio per Vecchi, e le ragazze  ancora sono in netta minoranza nell’accesso allo studio di materie STEM, inoltre il divario della  ricchezza corre parallelo col divario dell’istruzione delle aree geografiche della nostra povera  Nazione. Peccato che in quelle sedi non ci fosse alcun rappresentante non solo istituzionale, ma da  alcun’altra fonte rappresentativa.  

Il modello Scozia 

Al ministro Nicola Sturgeon per esempio è stato chiesto come la Scozia sostiene l’istruzione delle  bambine e delle donne, e il Primo Ministro ha detto che, pur essendo la Scozia una nazione non certo  ricchissima, investe molti soldi in attività in quella direzione; in questo momento sta investendo principalmente in 4 Paesi del mondo: Malawi, Zambia, Rwanda e Pakistan. Lo stanno facendo  innanzitutto accertandosi della qualità dell’istruzione, poiché una istruzione di qualità è la migliore  garanzia non solo di emancipazione, ma anche di equità e giustizia.  

Una delle cose che fanno in quei Paesi è garantire una borsa di studio che consenta l’accesso a scuola  e la continuità anche oltre l’istruzione di base, fino all’istruzione più alta, cui fanno seguito poi azioni  di partenariato con le università scozzesi. Inoltre hanno istituito un progetto depositato presso le  Nazioni Unite denominato “1325 fellow- scheme” per il quale, durante il conflitto in Siria, per  esempio, ma anche in altri scenari di guerra, le ragazze maggiormente in difficoltà vengono accolte  in Scozia e aiutate a costruire le loro capacità, a costruire dei network, a mettersi in contatto, creare  delle reti di attività che siano di studio, di lavoro, cultura. Sturgeon continua affermando che con  questi piccoli gesti la Scozia cerca di creare un mondo differente, una società vera, concreta,  nondimeno cerca di arruolare quante più donne è possibile in ogni settore sociale e lavorativo, oltre  che nei ruoli cruciali e decisionali. La giovane conduttrice Fatou ha chiesto ancora al Primo Ministro  in che modo la Scozia sta affrontando il cambiamento climatico in relazione al curriculum scolastico  e Sturgeon ha risposto che certamente è necessario che chiunque governi porti innanzitutto l’esempio:  ella stessa è Primo Ministro di una nazione, per quanto piccola. In ogni gabinetto di lavoro si accerta  che si possa raggiungere la presenza equa di uomini e donne giacché per prendere le decisioni migliori  bisogna ascoltare equamente le voci di tutti e il punto di vista di tutti è doveroso esprimerlo. 

Inoltre, dal momento che per ogni cambiamento da qualche parte bisogna pur cominciare, la cosa più  giusta da fare è partire dalla formazione scolastica. In Scozia si garantisce il cosiddetto curriculum  di eccellenza, vale a dire che prima di fornire ai bambini le conoscenze necessarie per la formazione  primaria, si garantiscono percorsi e strumenti educativi per formare cittadini responsabili, al fine di  comprendere il mondo che li circonda e che possano poi influire nel loro futuro. La Scozia sta  lavorando e lavorerà ancora molto sull’educazione climatica da inserire nel curricolo formativo  scolastico e spera di poter un giorno permettere che i giovani abbiano chiaro il collegamento tra il  cambiamento climatico e l’ineguaglianza di genere. Un fatto culturale che non esclude il fatto politico , l’ambiente e la società.  

L’istruzione è la chiave per fornire alle donne il potenziale di accesso al vero cambiamento. In Malawi 

L’onorevole, signora Agnes NyaLonje , Ministro dell’Istruzione del Malawi, sosteneva che quando  si parla di clima, di istruzione e di genere i tre temi sono connessi nella stessa misura, in quanto in  Paesi dove le ragazze devono fare i conti con la loro igiene ciclica che condiziona pesantemente la  vita personale e sociale, se non ci sono le condizioni igienico-sanitarie che le proteggono unitamente  a credenze leggendarie e falsi miti, la vita delle donne è pesantemente e costantemente messa a 

repentaglio, sia perché costrette a interrompere periodicamente la frequenza scolastica durante il  ciclo, sia perché per andare a prendere acqua per la casa devono spesso percorrere decine di km prima  di trovare un pozzo potabile e nel tragitto il più delle volte accadono le cose più brutte che possano  accadere alle ragazze.  

Talvolta accade che dopo un evento climatico disastroso, le case vengano distrutte, le strade spianate  e cancellate, i campi allagati (una tempesta di neve si abbatteva in Malawi la stessa mattina in cui il  suo aereo atterrava a Edimburgo per partecipare ai lavori della COP26…. Neve in Africa!), le scuole  spazzate via da una tempesta equivalgono a dire che non solo bisogna ricominciare da zero, restituire  un tetto alle persone, garantire le aule nuove, rifare le strade, ma la cosa peggiore è che molte di quelle  ragazzine diventano drammatico strumento per portare cibo e denaro a casa.  

L’onorevole sottolineava che per pensare all’istruzione bisogna pensarla dalle fondamenta e cioè  creare situazioni di resilienza certa e solida per ricostituirsi da eventi di grande portata come i disastri  climatici e come i lockdown da eventi pandemici.  

In Malawi si pensa anche a dispositivi sanitari e igienici appositamente indirizzati alle ragazze e per  fare istruzione alle ragazze bisogna creare un eco -sistema che garantisca che le ragazze non diventino  preda di matrimoni precoci o altro… 

L’onorevole Ministro ha portato a Glasgow molte idee su come coniugare istruzione, trasformazione  educativa di genere e clima, ma occorrono a lei come ad altri ministri dell’Istruzione di Paesi a reddito  medio-basso, aiuti e fondi che i leader dei Paesi del Nord del mondo sanno bene dove e come trovare, se solo smettono di pensare dritto al profitto e al maschile nei ruoli decisionali. L’onorevole Ministro  sostiene che la Comunità Internazionale sa bene di cosa lei stia parlando per avere la certezza di  garanzia che a ogni bambina e a ogni bambino tocchi il diritto all’istruzione entro il 2030 e non solo  l’istruzione e l’alfabetizzazione di base, bensì anche l’accesso alla digitalizzazione socio- culturale e  l’occupazione di ruoli professionali di livello. 

Spiritualità di fede e cultura  

Come accennato all’inizio, persino capi religiosi hanno preso in considerazione tali problematiche,  ponendole sotto l’osservazione spirituale e una trasversalità certamente è stata dimostrata.  La dottoressa Antjé Jackelén, arcivescovo della Chiesa Protestante di Svezia e l’imam Sheick Hassan  Rabbani, presidente del Forum degli islamici di Scozia, in un confronto in cui le diverse religioni e i  diversi approcci alla spiritualità e alla visione del mondo si sono trovati univoci nel ritenere che se  nei testi sacri è scritto che il Dio ha creato la Natura, il Mondo e l’Uomo, il senso era quello di goderne  in amore e serenità. Secondo la visione islamica nell’uomo è insito il seme del male ed è per questo  che purtroppo assistiamo all’ ambizione, alla sete di potere, all’avidità che muovono conflitti. Bisogna, tuttavia, confidare nell’aiuto della luce divina che illumini la mente di coloro che creano ingiustizie,  disuguaglianze, crimini ai danni dei propri simili e affrontare con fiducia ciò che le menti illuminate  riescono a vedere e combattere con tenacia affinché la giustizia trionfi: combattere per il bene comune  significa includere anche le donne nel ciclo dell’istruzione, poiché non è scritto nei testi sacri che la  donna deve restare ignorante. Ad essa viene riconosciuto il diritto a esprimere la propria natura che è  propensa alla maternità, alla cura, ma anche la grande capacità di creare; la creatività femminile, se  supportata da un’adeguata istruzione di qualità può rendere la società più felice. L’imam ha risposto  che le comunità islamiche non solo di Scozia ma di tutto il mondo, sono in corrispondenza di intenti  per raggiungere l’eguaglianza e la giustizia nella stessa direzione dell’Istruzione Trasformativa di  Genere. La mente illuminata è quella che si nutre della luce divina, se solo impara a leggere ed è  istruita. L’ignoranza coltiva il buio. 

Educazione trasformativa di genere 

Questa è stata una esperienza che ha concretamente demistificato certi stereotipi sulle credenze  islamiche, talvolta basate su vissuti giudicati frettolosamente sotto la lente del luogo comune.

Moltissimi altri sono stati gli interventi illuminati che dimostrano la giustezza del percorso intrapreso .  Tutti però convergono verso la indispensabile misura dell’istruzione e soprattutto dell’istruzione di  genere e di qualità. 

La cosa davvero cruciale è che l’educazione legata al genere può essere davvero inclusiva e  trasformativa per un mondo equo.  

Sarebbe questa la vera rivoluzione mondiale.  

La trasformazione dell’istruzione legata al genere può essere realizzata su una varietà di scale e  approcci; il che potrebbe modificare il modo in cui l’istruzione è attualmente organizzata, in modo  da riconoscere le differenze o le disuguaglianze di genere; evitando di disacerbare la differenza di  genere al fine di migliorare la consapevolezza di genere nell’istruzione. 

Si potrebbe partire da forme di integrazione di genere e altre attività e azioni di concreta affermazione  di genere che possono certamente essere raggiunte attraverso politiche di genere (abbiamo avuto  alcuni esempi), pedagogia di genere, sviluppo del curriculum.  

Senza dubbio tutti gli sforzi messi in campo finora sono assolutamente insufficienti laddove siano già  stati messi in atto per superare la disuguaglianza di genere nell’istruzione, mentre in un grande altrove  si deve urgentemente cominciare.  

La disuguaglianza di genere esiste ancora e continua a persistere a tutti i livelli dell’istruzione e quindi  la necessità di una educazione trasformativa che è educazione al cambiamento, diventa l’ingrediente  cruciale per una inclusione vera, concreta che dia obbedienza alla carta dei Diritti Umani e alla Carta  dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti.  

La comunità educante e la classe docente dovrebbero seguire e perseguire l’educazione trasformativa  per consentire di identificare buone prassi di insegnamento/apprendimento correttive nella direzione  del superamento delle disparità di genere nell’istruzione ed evitando azioni che invece promuovono  svantaggi di genere. 

Osservare il mondo e rispettarlo anche sul piano della sensibilità spirituale potrebbe essere un  giudizioso inizio, così… senza giudizio. 

Pianificare interventi correlati con agenzie del Territorio sarebbe un valido aiuto, ma questo riconduce  di qua dal confine di ogni comunità territoriale e magari se ne riparla altrove. 

Ps. 

La regina Elisabetta diventata quasi adolescente, ebbe a lamentarsi con l’illustre padre di non aver  avuto l’opportunità di frequentare una scuola come tutte le altre bambine, di condividere la sua  formazione con compagne coetanee, di aver imparato da sola e di essersi anche annoiata più di una  volta a lezione; la ragazzina lamentava di conseguenza una istruzione come tutte le altre. Le fu  risposto che a lei doveva bastare quello che le era stato impartito dal suo insegnante privato 

sufficientemente adeguato al suo rango per leggere, scrivere, far di conto e conoscere la storia e la  geografia, un cenno di latino e di francese; il resto lo avrebbe imparato da Regina… Seppur  imbronciata la futura sovrana dovette farselo bastare, ma da quel momento diventò una curiosa e  accanita lettrice e studiosa di molte cose.  

Alla sua bellissima età è oggi una delle donne più rispettate al mondo sotto la corona più longeva di  tutti i tempi.  

Noi la ammiriamo per la fredda e apparentemente distaccata saggezza che ha saputo di volta in volta  mettere in campo in un secolo di profondi cambiamenti politici del suo amatissimo e discusso Paese,  senza considerare le turbolenze di una famiglia alquanto vivace…ma questo attiene alla donna che  Lei è e alla sua vita privata. 

Certamente donne felici e consapevoli, rendono felice il mondo intorno.  

L’auspicio è che ogni donna possa diventare sovrana della propria vita e solo allora potremo vivere  in un mondo equo, forse florido e davvero solidale.

Maria Sasso nata e cresciuta in Puglia, adottata per la vita in Friuli. Laureata con lode e proposta di pubblicazione della tesi in lingue e letterature straniere.   Ho svolto attività come traduttrice e interprete nel settore privato prima di entrare nella Scuola Statale.  Abilitata all'insegnamento di inglese e di tedesco  nella Scuola Secondaria di primo e di secondo grado. Ho conseguito il diploma di specializzazione biennale polivalente per il sostegno. Sono mediatrice del Metodo Feuerstein. Insegno nella scuola pubblica da 34 anni. Sono di ruolo dal "92.  Sono stata tutor di docenti di lingua durante il loro anno di prova. Referente di tutte le attività didattiche della lingua inglese per il gruppo docenti di lingue. Referente di tutte le attività e i progetti legati al Metodo Feuerstein. Ho al mio attivo una esperienza di Erasmus KA + a Helsinki .  Attualmente per scelta ho chiesto il passaggio su posto di sostegno e sono molto felice di aver concretizzato (pur sbattendo contro i mulini a vento) progetti di inclusione a 360°.  Sono donatrice di voce per l'associazione Polaris- Amici del Libro Parlato.

 

 

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