Middle management: un affascinante termine inglese per descrivere il core pulsante di una scuola.

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Middle management è un termine inglese per descrivere un gruppo di persone che lavorano in modo interconnesso e funzionale e rappresentano tutte quelle intelligenze emozionali (che amano la comunità in cui operano) e razionali (che hanno competenze specifiche di coordinamento e organizzazione) che rendono attive e vitali le nostre realtà scolastiche.

 L’atto di indirizzo della ex Ministra dell’Istruzione per il 2021 ha riconosciuto, per la prima volta, il middle management dandogli una connotazione di diritto, seppur le stesse  figure funzionali  alla didattica esistevano già prima e anche altri ministri hanno tentato di tenerne conto; situazione complessa e difficile nella scuola pubblica, dove con grande difficoltà si sono innestati concetti e modalità che appartengono alla sfera delle aziende private: per esempio piano triennale e rendicontazione in termini di risultati delle competenze. 

Le azioni riferite al middle management nascono in ambiente non scolastico, con l’obiettivo di raggiungere risultati di medio e lungo termine e si identificano in   uno scenario lavorativo non verticistico ma condiviso. 

In ambiente scolastico a questo gruppo di docenti è affidata la possibilità di gestire, organizzare tantissime attività che hanno diversi obiettivi; dal coordinamento dei dipartimenti disciplinari, all’orientamento in ingresso e in uscita, al sostegno alla didattica dei docenti, alla strutturazione del PEI di alunni H e DSA, alla rendicontazione dei risultati, mettendo in relazione territorio, azioni messe in campo e risultati ottenuti. 

Quanto raccontato rappresenta il cuore pulsante di ogni scuola. Il termine inglese cerca di far emergere con determinazione un gruppo di lavoro nevralgico di ogni scuola, che sta assumendo sempre più un ruolo determinante soprattutto da quando la scuola si è dotata e ha avviato quel processo di rendicontazione con l’ingresso di nuovi strumenti: quello di rilevazione dei bisogni, di pianificazione come il PTOF e di rilevazione dei risultati quale il RAV.

 Questi ultimi non sono meri strumenti, ma una vera cassetta di attrezzi che permettono azioni funzionali, che hanno l’obiettivo di fornire al territorio le migliori professionalità, ovvero quelle utili a farlo crescere e funzionare. Si è passati da una visione di funzioni strumentali utili alla mera organizzazione della scuola a funzioni obiettivo che mirano a risultati a più ampio spettro, che si misurano sulla crescita di un intero territorio.

Il termine inglese preso in prestito da realtà lavorative diverse dal mondo scuola, dove i risultati si misurano in modo fattuale e produttivo, non è casuale, ma accende i riflettori su: il capitale umano su cui potremmo valutare la ricaduta delle azioni messe in campo, dalla formazione dei docenti fino all’orientamento degli alunni. Gli interventi si traducono nel miglioramento, in termini di performance, delle competenze utili al territorio; i risultati raggiunti dagli alunni sono utili a raggiungere un adeguato inserimento lavorativo che gratifichi la persona e faccia crescere il territorio o la comunità in cui questi si inseriranno; quindi ciò carica di responsabilità ogni azione pensata e progettata da questo gruppo di esperti. 

In merito a questo ultimo passaggio diventa importante e determinante il modo con cui tali figure devono essere scelte e le azioni che mettono in campo; sappiamo che sono scelte dal collegio docenti su candidatura di docenti con presentazione dei relativi CV. Entrare nel merito di queste ultime modalità significa calibrare strumenti oggettivi per scegliere funzioni obiettivo e dare vero potere decisionale ai collegi, ciò rappresenta il fulcro della discussione.

 I collegi nelle nostre scuole spesso sono ridotti a mere assemblee passive, dove manca partecipazione attiva e decisionale. Lo stato dell’opera al momento richiede che ogni docente si senta protagonista nell’individuare i colleghi più adatti ad intraprendere e svolgere i ruoli fin qui rappresentati e descritti. Il legislatore ha voluto dare voce ai collegi pensando ad una scuola condivisa e non verticistica.

 Al momento si discute anche sulla possibilità di considerare queste funzioni come una risorsa da poter utilizzare non solo su una scuola ma sul territorio considerandole vere funzioni di sistema che possano interfacciarsi tra le scuole di diverso ordine, il territorio e gli uffici scolastici regionali. Questo significa fare sistema poiché è necessario abbandonare quella idea che pervade un po' la scuola pubblica, che è quella di coltivare singoli orticelli piuttosto che estendere a macchia d’olio buone pratiche, che vadano dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado, ne è un chiaro esempio quello che avviene durante la fase di orientamento dove si assiste ad una vera campagna acquisti che sta portando alla morte di indirizzi di studi, quali gli istituti professionali,  utili al nostro paese nella stessa misura degli altri indirizzi di studi. 

L’auspicio di tutti i lavoratori della scuola è che si avvii una attenta riflessione sulle professionalità che a vario titolo gestiscono la scuola piuttosto che pensare a soluzioni effimere e del momento che hanno solo la logica di accontentare l’una o l’altra parte senza prevedere una pianificazione a lungo termine.

Serrone Maria, docente di scienze integrate presso Lotti Umberto I di Andria, ho conseguito la maturità classica e quella magistrale, sono laureata in Biologia, ho maturato alcune esperienze presso il policlinico di Bari come ricercatrice; sono stata consulente come esperta per un ente di formazione che eroga corsi per ottici ed optometristi per diversi anni. Ho iniziato la carriera scolastica nella scuola superiore di primo grado, ho svolto il primo anno di ruolo nella scuola materna, esperienza veramente unica e formatrice. infine sono entrata in ruolo nella scuola superiore nel 2008. Nel 2009 sono arrivata all’istituto Lotti e mi hanno affidato il ruolo di coordinatrice del dipartimento scientifico. Negli anni ho continuato a svolgere il compito di coordinatore, ho assunto il ruolo di funzione strumentale area 1 per diversi anni, ora seguo i lavori del PTOF, sono referente per Invalsi e curo la parte riferita agli esiti nel RAV. Collaboro alla stesura del PDM insieme ad altri colleghi. Dopo la mia prima esperienza digitale con la formazione a tutor Didatech a Napoli, ho iniziato ad avvicinarmi alla didattica digitale, da diversi anni faccio parte del team digitale, ho maturato la mia esperienza come docente in classi digitali e ho svolto il ruolo di esperto anche in PON che trattavano questo tema. Nello staff di dirigenza ho il compito di coinvolgere i colleghi all’uso della didattica digitale, attraverso azioni di diverso tipo tra cui condivisione di buone pratiche e la pubblicazione di una news letter mensile con suggerimenti a tema.
PS. Nel tempo libero sono una speleologa e cerco di coinvolgere quanti fossero interessati al mondo speleologico.

 

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