IL TEMPO PIENO NELLE SCUOLE A RISCHIO PER UNA PEDAGOGIA DELL’INCLUSIONE

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Quando si parla di inclusione ci si ricollega ineluttabilmente quasi sempre alla volontà di “accettare”, “accogliere” gli altri in ogni sfaccettata diversità. 

La pedagogia, quale scienza inclusiva a priori, da sempre regina di prassi inclusive nella società, oggi più che mai (soprattutto in questo particolare momento storico) si trova a dover trasferire i propri saperi e le proprie pratiche dentro le scuole.

 Le relazioni fra studenti e docenti e di tutte le componenti attive all’interno dei plessi scolastici, richiedono azioni inclusive e “buone prassi” al fine di favorire non solo percorsi formativi e didattici ma fondamentalmente atti a “sostenere” gli studenti in un percorso di crescita non sempre coadiuvato da fattori contestuali e ambientali adeguatamente supportivi come ad esempio zone di periferia, sobborghi o quartieri dormitorio.

Scuole a tempo pieno

Per far fronte a tali emergenze educative, a partire dagli anni 70 nascono e si diffondono le cosiddette “scuole a tempo pieno”, le quali si propongono di fronteggiare tali situazioni a rischio e supportare quindi famiglie che necessitano di un luogo di “formazione a tempo pieno” per i propri figli. Le scuole, dotate quindi di locali adibiti a mense, iniziano così questo nuovo modo di fare scuola, rinforzando i propri curricoli e ampliando l’offerta formativa.

Sulla scia di tali premesse, Vittorio Colao, all’interno dei sei macro settori individuati per il rilancio dell’Italia, determina una specifica macro area destinata all’Istruzione, la Ricerca e le Competenze, quali fattori risolutivi per lo sviluppo. Qui propone dieci schede con dei punti chiave ben definiti e ogni scheda è corredata da Check-up, target e money; la scheda numero quattro è riservata al tempo pieno per tutti nella scuola di base . 

La scheda descrive in maniera semplice e lineare fondamenti teorici e pedagogici, utilità e validità di azione promuovendo e incentivando obiettivi specifici quali:

  • generalizzare il tempo pieno
  • estensione del tempo pieno alla scuola media;
  • fornire a tutte le scuole italiane un servizio mensa o refezione scolastica;
  • incentivare le strutture culturali del territorio attraverso l’attivazione di percorsi culturali di vario tipo;
  • semplificare i curricoli e rafforzare la formazione di base.

Al fine di attuare tali azioni/obiettivi, sono state stimate delle cifre importanti al fine di   rendere le scuole aperte al territorio oltre l’orario scolastico e accogliere le necessità delle famiglie. Nonostante tali consapevolezze però, secondo una elaborazione dati di “Tuttoscuola”, il quadro delle disponibilità di mense all’interno delle scuole funzionanti a tempo pieno afferma che meno del  40% delle scuole a tempo pieno ( due su cinque )  è dotato di uno spazio mensa e nel restante 60% delle scuole gli alunni consumano il pasto in locali di emergenza o impropri ( ci sono anche casi di scuole TP dove gli alunni consumano il pasto sui banchi…

Anche l’Associazione Save the children nel rapporto “Non tutti a mensa” evidenzia tale realtà sottolineando che l’erogazione sul territorio sia fortemente disomogenea  sono soprattutto le regioni insulari e del Meridione che registrano il numero più alto di alunni che non usufruiscono della refezione scolastica : Sicilia ( 81,05%), Puglia ( 74,11%), Campania (66, 81%), Calabria (63, 78%).

Di queste quattro regioni in cui è già alta la percentuale di bambini che non usufruiscono della mensa , si registra anche un’alta percentuale di classi senza tempo pieno, superando un dato nazionale critico che si aggira intorno al 66% di classi primarie senza tempo pieno con l’aggravio di un alto tasso di dispersione scolastica ( Sicilia 20,9%, Campania 19,1 %, Puglia 18,6% e Calabria 16,3%).

Questa situazione è stata ulteriormente aggravata dalla recente pandemia Covid19 che ha messo in ginocchio le scuole per mancanza di spazi non corrispondenti alle direttive nazionali di sicurezza al fine di evitare il diffondersi dei contagi. E’ il  caso ad esempio dell’istituto comprensivo Giovanni XXIII- Villaggio Aldisio di Messina dove già da due anni,  il servizio mensa è stato sospeso e di conseguenza anche il tempo pieno, il quale rappresentava un sostegno importante alle famiglie del territorio.

L’istituto quindi si trova oggi a fronteggiare un’emergenza educativa importante non potendo garantire un’offerta formativa corrispondente alle esigenze del territorio; ciò ha inevitabilmente causato grosse difficoltà alle famiglie e quindi danneggiato l’azione inclusiva e supportiva, quale colonna portante della mission educativa dell’istituto. Il tempo pieno è un anello di congiunzione tra scuola e territorio, punto di incontro fra i bisogni delle famiglie e le esigenze formative  di una scuola desiderosa di promuovere a 360% il benessere psico-fisico e la formazione/istruzione di tutti gli studenti  e di tutte le studentesse, garantendo pari opportunità e incoraggiare/sostenere ogni allievo nel proprio percorso di crescita.

Le aspettative di chi ogni giorno “lotta” al fine di contrastare le svariate situazioni di svantaggio socio-culturale, di un territorio che combatte da anni per ostacolare la dispersione scolastica e favorire lo sviluppo di competenze pro-sociali sono alte…  l’auspicio (e la richiesta… ) è quello di ripristinare e perché no anche “ri-modellare” il tempo pieno, favorendo così ciò che da tempo viene auspicato: l’inclusione di tutti e per tutti!

Maria Cristina Burrascano Pedagogista, Formatrice e docente a contratto dal 2014 di “Didattica e pedagogia speciale “ e “pedagogia generale e sociale” , presso l’Università degli studi di Messina. È docente nella scuola statale dal 2016 e attualmente docente di scuola primaria presso l’istituto comprensivo Giovanni XXIII di Messina. Autrice di due saggi sull’inclusione a scuola, specializzanda in psicologia clinica presso l’Università degli studi di Messina. La sua carriera professionale è caratterizzata da numerosi master e perfezionamenti inerenti il campo dell’educazione e la didattica.

 

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